( racconto )

Michele guardò confuso, quel bambino che giaceva sull’asfalto grigio. Guardò la gente che iniziava, alla spicciolata, ad avvicinarsi incuriosita. Sembrava la scena di un drammatico telefilm.  Il ragazzino era il principale interprete, poi c’era la donna prostrata, in lacrime che gli era accanto. Più in là, una vettura scura con il paraurti  ammaccato, sostava al margine della strada. Determinante comparsa sul palcoscenico, di un ultimo atto di  vita.

La volante dei carabinieri si era arrestata poco distante con il lampeggiante inserito. Ne erano scesi due uomini in uniforme che  si stavano accostando. Tutti, gli passavano accanto ignorandolo. Forse….. quel bambino addormentato sulla strada, aveva bisogno di aiuto. Polarizzava l’attenzione, pensò, non c’era tempo per accorgersi della sua presenza..! Si accostò ulteriormente, unendosi alle persone, ai carabinieri, a quel "quadro" che  gli richiamava alla mente, la composizione di un mesto presepe! Ma… quella creatura, era uguale a lui. Era lui. Come poteva trovarsi in quella posizione? Perché dormiva? La donna ai suoi piedi, era la mamma. Perché piangeva ? Forse, pensava  stesse male…, ma in quel momento, suo figlio, le stava accanto ritto e...  si sentiva benissimo! Glie lo avrebbe detto, per tranquillizzarla….

Allungò il braccio. Le sfiorò la spalla, ma non avvertì il suo corpo, sotto le dita…! Le si avvicinò. All’orecchio le sussurrò dolcemente,  sommessamente : " Mamma..! Sono qui, sto bene..! Ma perché piangi? ". Lei non rispose..., non si girò a guardarlo, a sorridergli, ad abbracciarlo come era solita fare! Comprese che non lo aveva udito… La  sua voce, si era confusa e, senza suoni  persa, sospinta chissà dove, da folate di vento. Sconsolato, a testa bassa, decise di allontanarsi, far ritorno a casa. Avrebbe raccontato alla nonna, quella insolita avventura, l’inusuale atteggiamento della madre. Avrebbe atteso tranquillo, sicuramente rasserenato dalle parole dell’anziana donna, il suo rientro. Com'era possibile che non lo avesse udito?? La strada  del ritorno, era lunga, ma la avrebbe percorsa ugualmente...  da solo. Avrebbe, in tal modo dimostrato, di essere in ottima forma, pieno di energia!

Tra il verde, vide emergere la candida cancellata della villetta. Ai lati dello stretto e breve viale lastricato, guardò le belle aiuole fiorite di cui mamma andava fiera. I cespugli di rose bianche e scarlatte che fiorivano rigogliose.... La porta di casa era socchiusa..

Scivolò all'interno, senza spostarla, stupendosi di esserci riuscito con tanta facilità...La nonna era là, lo sguardo perso nel vuoto, abbandonata sulla poltrona di velluto, nel salotto... Sembrava molto triste..!  Le corse incontro...: "Nonna, sono arrivato....!".

Non incontrò, però, come di consueto, le sue braccia pronte ad accoglierlo...!  Con l' irruenza dei suoi  dodici  anni, si trovò inspiegabilmente ad  oltrepassarla, oltrepassare  la poltrona.... Dinnanzi al pianoforte a coda, scuro, però si bloccò....

 Gli parve estremamente  severo e solo. Il coperchio, abbassato sulla tastiera. Quasi un addio ad  un paio di piccole  mani, che avevano imparato a percuotere e a volare sui suoi tasti, destreggiandosi con incredibile maestrìa  tra le note, traendone pezzi indimenticabili.  Al pari di Mozart, che a soli quattro anni, iniziò a suonare,  allo stesso Chopin, compositore che prediligeva , Michele, aveva iniziato piccolissimo. Una passione, la sua, nata insieme al primo  suo vagito.

Quando la sera, si sedeva su quello sgabello, la stanza si riempiva delle magiche note del "Preludio". Dalle agili dita, scaturivano splendidi, inalterati , i " Notturni". Fu preso dall'irresistibile desiderio di risuonarli. La pressione che cercò di fare sul coperchio,  non servì a liberare i tasti.  Lo strumento restò chiuso... Si mise a piangere sommessamente... Perchè non riuscivano più a sentirlo, nè a vederlo ? Perchè non riusciva più a suonare? Ripensò a quel fanciullo  immobile sulla strada, alle lacrime della mamma, ai curiosi sulla strada, alla tristezza della nonna, al silenzio del pianoforte..... Il velo, dagli  occhi  cadde, trascinato, strappato  dalle stesse,  sue cocenti lacrime... Iniziò a comprendere...

Aveva lasciato suo malgrado una strada, per immettersi  repentinamente su un'altra non voluta,  non cercata, ma,forse,  inevitabilmente già segnata sulla mappa della vita, del  suo destino.. Una strada dove, l'essere umano che la intraprende, diventa della consistenza delle nuvole.  Stava  toccando, con mano, il mondo dell'impalpabilità, della luce. Ma quest'ultima dov'era ? Era forse fatta di quel dolore, di quell'angoscia che si sentiva dentro? Di quella sensazione  straziante che avvertiva, per essere stato strappato alla vita, alla madre, agli affetti più cari, alla sua casa....., allo stesso  pianoforte ? No, non poteva essere, così....!  Non potevano essere tutte quelle oscure sensazioni a farla scaturire..! Quanto stava provando, era unicamente ... buio. Buio totale, fatto  di impotenza, incredulità, improvvisa solitudine dalla quale, non avrebbe  mai saputo come  uscire....!

Immerso in quei lugubri pensieri,  non si rese conto che una figura scura, appoggiata al pianoforte lo stava osservando...Quando alzò gli occhi gonfi e la vide, non si spaventò. Al contrario, quasi le fu grata per essere ,all'improvviso, comparsa..! Se gli sorrideva, se lo guardava con quel profondo sguardo azzurro, significava che riusciva a  vederlo. Se le avesse parlato, probabilmente, sarebbe anche riuscita ad udirlo... !

Non le domandò chi fosse..., non era importante...! Al centro di quella stanza, accanto a quello strumento  muto, non era più solo...! La guardò....  Era una donna, con morbidi riccioli biondi che ricadevano scomposti, sul  severo  mantello nero...

Una donna che, lentamente, si staccò dal pianoforte per andargli incontro.... Allungò un braccio, mentre gli si avvicinava, porgendogli la mano.

" Andiamo?", domandò. Michele non rispose, ma allungò la sua. Forse, stringendola, si sarebbe sentito più protetto e sicuro....

Fu un lungo raggio di luce, che si staccò in quel momento, seguito da un lampo accecante, dal soffitto. Un lungo raggio luminoso che, scendendo rapidamente, si  dilatava espandendosi, diluendosi  in una polvere d'oro che stava avvolgendo ogni cosa...Il bambino, lo guardò incredulo... Per un attimo il pensiero tornò alla nonna sulla poltrona, alla mamma, alla sua casa..... Ebbe l'impulso improvviso di voltarsi, ma, abbagliato, si rese conto che  quella spessa coltre, aveva  già inghiottito tutto. Al centro di quell'ampio fascio luminoso, prese forma, lentamente una lunga, evanescente scala....

"Andiamo Michele!"  e la nera Signora dolcemente nuovamente gli sorrise.

"Andiamo!",  ripetè lui. Se quella luce era il suo destino, pensò, non avrebbe avuto alcun  senso, opporre resistenza....!! Docilmente, iniziò a salire. La mano  allacciata a quella della misteriosa figura. Era interminabile, ma si rese conto di fare i numerosissimi gradini, senza fatica alcuna, quasi fosse sospinto dolcemente, verso l'alto, da una mano invisibile. Dove si stavano  recando, dove lo stava portando? Presto lo avrebbe compreso.

L'ultimo settore del raggio dorato; il più ridotto, si smarriva nel bel mezzo di una nuvola. Fu, oltrapassandola, che si trovò catapultato... e solo...,  in un giardino incantevole...

L'erba era  di un verde  tenero, brillante. Vi crescevano  piante particolari, interamente ricoperte da un fitto fogliame di un  tenero colore azzurro. Fiori dall'intenso profumo, dai vividi colori, sbucavano, tra  i fili d'erba. Il giardino,denso di cespugli, era ricco di vialetti. Ricordò, per un momento , all'improvviso, quello della sua casa. Le rose della mamma. Se soltanto lei avesse potuto vedere le meraviglie che stata ammirando.., pensò, si sarebbe perduta nella contemplazione. Adorava i fiori,  la natura...!

Lungo i  vialetti, passeggiavano  donne e uomini sorridenti. Numerosi bimbi, si rincorrevano festosi usando qualche piccola nube che aveva smarrito la traiettoria e si spostava confusa tra le piante, per eclissarsi, giocare a nascondino.  Nell'aria si diffondeva ovattata, discreta,  una melodia celestiale...! Michele la riconobbe, si soffermò ad ascoltarla..... La conosceva bene..! Erano le note dell' Ave Maria di Schubert.

Quante volte l'aveva suonata...! Ed il  celeste giardino,  per un attimo svanì dai suoi occhi,  nuovamente offuscato da ricordi....

Rivide la mamma  che gli sedeva accanto circondandogli le spalle  con un braccio; incoraggiandolo, esortandolo... Risentì la sua voce pacata, dolcissima...

" Michele, suonamela...! ". Come avrebbe potuto non accontentarla...?  Ogni volta che  lei la sentiva, si commuoveva. Ricordò il fazzoletto candido che si passava delicatamente  sugli occhi per tamponare  forse una lacrima che non voleva mostrare, ma, inevitabilmente, le sfuggiva...

Quanta nostalgia di quei momenti., di quelle stesse lacrime..! Quanta nostalgia del suo stesso pianoforte....! Nel vuoto, nel ricordo, le dita iniziarono ad agitarsi convulsamente, quasi a comprimere un'immaginaria tastiera...

" Cosa stai facendo? ". La giovane voce femminile, gentile e stupita, lo riportò bruscamente alla realtà. Guardò attonito la ragazzina che lo stava osservando.....La riconobbe.... Era la fanciulla  che abitava la villetta, a pochi metri dalla sua. Quella che lo salutava con un sorriso quando passava con la mamma e gli allungava caramelle, quando aveva occasione di parlargli. Poi..., improvvisamente non l'aveva veduta più...Dalla nonna, aveva sentito che si era ammalata. In quel momento, però,  mentre lo stata apostrofando,  concluse, stava benissimo...! Il viso era sorridente, roseo. Aveva raccolto e teneva tra le mani, un piccolo mazzo di fiori .

"Ciao, Margi. Sono contento che  anche tu sia quì ...! Mi sento un po' triste!  Stavo pensando a mamma, al pianoforte ... Non so come riuscirò a non suonare più. La musica...era la mia vita...!".

Lei,  gli sorrise.... : " Sono contenta anch'io che sia arrivato! Perchè dici che non potrai più suonare ? "

" Il pianoforte, è rimasto da dove sono partito...!"

" Che importa... Anche in Paradiso li abbiamo...!Guarda laggiù...! In genere c'è sempre qualche angelo che lo suona e ci  allieta...".  Il bambino guardò e notò,  su un fazzoletto d'erba, spiccarne uno  a coda, candido, incostudito.

" Vai..!"- lo esortò la fanciulla - " in questo momento è libero.Vai..., suonaci qualcosa...!".

Michele,  la guardò timidamente , poi lo sguardo si spostò sullo strumento,  per poi tornare a fissarsi, incredulo e timoroso sulla giovane amica.

" Vai.....! Andiamo, ti accompagno..!". Lo prese per mano. Insieme si incamminarono...

Quando il bambino se lo trovò dinnanzi,  fu preso da un'emozione indicibile, mai provata prima. La mano che acarezzò il candido, lucido legno, tremò...Per un attimo, ripensò al suo, scuro e solo, ma questo era tanto più bello. Sarebbe stata un'esperienza nuova e meravigliosa, poterlo provare..! Facendosi forza, incoraggiato dal sorriso di Margi, si sedette impacciato sul seggiolino. Restò un attimo a contemplare quel susseguirsi di tasti bianchi e neri, invitanti, luccicanti, anonimi....! Sorrise nel guardarli. Per lui, tanto anonimi, non lo erano più...! Ognuno di loro aveva il nome di una nota, che si ripeteva più volte, lungo la tastiera e gli permetteva di estrarne magiche  melodie. L'incertezza, la timidezza, la titubanza,  repentinamente svanirono. Le dita iniziarono a muoversi agilmente.... e fu di Chopin, il pezzo che in quel momento aveva scelto e stava interpretando...Le note, invasero l'aria. Non si accorse, ispirato e concentrato com'era, che i bimbi avevano smesso di giocare ed i vialetti, si stavano svuotando. Chi  vi transitava,  si stava  ora avvicinando per poterlo ascoltare. Cullata da quella splendida sinfonia, anche la luce si addormentò gradatamente ed in breve , la notte , si rischiarò di mille fiaccole tremolanti, mentre la luna, posizionandosi orgogliosamente  come faro, illuminava l'improvvisato palcoscenico. Non si rese neppure conto che tre creature celesti, si erano poste, a lato del pianoforte  e lo stavano accompagnando con l'armonioso suono dei loro violini.

Anche le nuvole attirate si avvicinarono. Vedendo quella moltitudine di persone, iniziarono a trasformarsi in spumose, numerose poltrone. In breve nuvole e persone diedero vita ad una entusiasta platea. L'attenzione di tutti quanti si era polarizzata su quel ragazzino che suonava come un angelo, con l'abilità di un vero professionista...

Quando la musica cessò..., Michele, stanco e sudato..., si guardò intorno imbarazzato e confuso. Si stupì, nel notare  quanti gli stavano intorno e lo stavano applaudendo compiaciuti....Si stupì particolarmente, nel mettere a fuoco, in prima fila, a un paio di metri da lui, tre uomini che si consultavano annuendo. I due, delle postazioni laterali, stavano  reclinando il capo verso quello che sedeva al centro. E fu proprio quest'ultimo che inaspettatamente si alzò. Mentre si avvicinava, non potè non notare  il suo volto  scavato, intenso  e sorridente, i folti capelli castani..., quel suo severo abbigliamento....."antico"... Dimostrava circa quarant'anni. Si sentì mancare quando lo riconobbe... Era proprio lui, il suo compositore preferito...

Era lo stesso Chopin che di lì a poco, lo avrebbe abbracciato, stringendogli la mano. Era la sua voce dall'accento fortemente straniero che in quel momento lo stava ringraziando per aver reso memorabili quei momenti, utilizzando le sue composizioni e gli stava mormorando quel ..." Bravo...! bravissimo..!" , pieno di  compiacimento ed entusiasmo..

 Il ragazzino arrossì  violentemente. Intimidito pronunciò quel "grazie" , che gli uscì come un sussurro. Si guardò spasmodicamente intorno,  in cerca dello sguardo di Margi, del suo silenzioso aiuto.  Lo incontrò, colmo di commozione e lacrime. Si sentì felice ed orgoglioso...!  Mai, si sarebbe potuto immaginare un simile, immane,  riconoscimento....Presto, avrebbe potuto parlarne  e raccontare almeno alla nonna.... Le avrebbe descritto quei momenti speciali e tanto, tanto emozionanti...., già pregustandone la felicità.

Frédéric Chopin " il poeta del pianoforte", nacque a Varsavia nel 1810 e spirò, in seguito alla tubercolosi, nel 1849 a Parigi, in cui visse  per ben 18 anni.

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