Allungato sull'ampio divano bianco, Daniele restava con gli occhi socchiusi. Una coperta di lana chiara ricopriva le membra prosciugate dalla lunga malattia. Il capo, appoggiava abbandonato, su un candido cuscino. Il sole da qualche ora era andato a coricarsi esausto, dopo aver vanamente tentato di riscaldare, in quella giornata di novembre, la campagna sottostante.

Con le prime ore di oscurità era sceso ulteriormente anche il freddo e, nella stanza, la mamma, dopo aver adagiato un triste, caldo bacio sulla sua fronte ed essersi soffermata pensosa, con gli occhi lucidi al suo capezzale,aveva acceso un bel fuoco.

Bagliori dorati e rossastri avvolgevano la sala, alternando sulle pareti, sui mobili, sui quadri, lampi di vivide luci ed ombre. Le fiamme, cercavano di sopraffare i pezzi di legna accumulati alla base del camino, prevaricandoli, prendendo il sopravvento, elevandosi mentre scricchiolando li incenerivano, diffondendo tutt'intorno un confortevole calore.

Era sempre papà a tagliare la legna per la stagione fredda, amputando i rami più grossi, tronchi ormai sterili che formavano, appartenevano ad un'esteso, ombroso bosco. Quante volte l'aveva accompagnato in passato ..! Quante corse tra i filari raccogliendo le castagne, facendo a gara a chi le gettava il più lontano possibile. Ora la forza non c'era più per poter condurre una vita normale, ma permaneva il lume debole della speranza. A soli nove anni, sognava di poter nuovamente correre calpestando l'erba rugiadosa incontro al sole, sfidandone il calore estivo, l'abbagliante luce; stuzzicando le bianche, pacifiche oche che sguazzavano nel vicino fossato. Quante volte aveva invitato i compagni di scuola a giocare con lui..! Da circa un anno, però, gli amichetti venivano a fargli visita più raramente. Gli si sedevano accanto imbarazzati da quella insolita staticità e se ne andavano rapidamente,quasi temessero di stargli vicino. Il male si fondeva alla tristezza, a quella forzata solitudine rotta soltanto dalla presenza costante dei genitori,dei parenti più stretti e forse più noiosi. Immerso in simili,tristi considerazioni, Daniele percepì un fruscìo nella stanza. Gli occhi si aprirono lentamente, timorosi. Si posarono indagatori su tutto quanto potevano da quella posizione raggiungere; sul prezioso mobile ottocentesco che nella penombra assumeva un'aria ancor più severa,sul grande specchio che lo sovrastava… presuntuoso nella sua cornice ad intarsi dorati; sulla colonna in marmo bianco; sullo splendido arazzo che quasi interamente ricopriva la parete laterale… tutto era in ordine, immobile, al proprio posto, tranquillo ..!

Solo la fiamma nel camino sembrava meno vivida; come se Daniele la vedesse attraverso un velo bianco. Rimase ad osservarla confuso. Con sgomento, si rese conto che quella nebbia informe, lentamente si stava modificando, modellando. Stava assumendo le sembianze di un piccolo uomo. In breve, dinnanzi a lui, comparve un bambino trasparente, quasi fosse stato scolpito nell'acqua; ma di una trasparenza impalpabile e biancastra. Il visetto era dolce, lo guardava sorridente.

"Chi sei?" - domandò Daniele con apprensione - "Da dove vieni...? Perché sei qui?"

Il fanciullo, il cui corpo catturava il bagliore della fiamma, si staccò dal camino e gli si avvicinò. I piedini, si muovevano ritmicamente uno dinnanzi all'altro, simulando i passi, ma non toccavano il pavimento, lo sfioravano appena.

"Chi sei..?" - lo apostrofò nuovamente allarmato - "Cosa vuoi da me? ".

"Mi chiamo Matthias, vengo da una lontanissima galassia chiamata Aqualia. Sono stato inviato per aiutarti a guarire ..!"

"Aqualia...? Ma chi sei?"

"Siamo un piccolo popolo di creature diverse da voi terrestri, ma molto simili..! Non abbiamo genitori, nasciamo dalle acque del grande Oceano Blu unicamente per aiutare chi soffre. Ogni bambino d'acqua, adotta e supporta un piccolo terrestre ammalato".

" Ohh...! Ma dimmi... com'è Aqualia? Come vivete?"

"Aqualia ha immense montagne di marmo azzurro. Ogni montagna ha la sua spumeggiante cascata...,ogni cascata alimenta l'Oceano Blu. Voi vi spostate con le automobili, noi ci serviamo dei delfini...

I prati su cui corriamo,sono immense distese celesti. Dai nostri fiori, ricaviamo un nettare che sconfigge ogni genere di malattia..."

"Ohhh ...! ", ripetè incantato Daniele e scrutò con maggiore attenzione e nascente simpatia quel suo nuovo compagno dal visetto tanto grazioso.

Era come se l'acqua fosse stata sfumata in alcuni punti con colori altrettanto trasparenti e delicati. Lieve, tenero il rosa sulle guance, blu e splendenti gli occhioni profondi come il mare,fili di seta d'oro i lunghi capelli.

"Vieni vicino a me Matthias, siedi sul tappeto, fammi compagnia...!".

Il bimbo d'acqua non si fece pregare; si sedette accanto al divano con evidente soddisfazione, a gambe incrociate. Divertito, il piccolo ammalato, notò che, trasparenti come il vetro, catturavano i colori del tappeto.

Un movimento di Matthias fece rotolare una pallina variopinta. Gli occhioni si spalancarono estasiati nella contemplazione. "Che bella.... cos'è?"

"E' una pallina colorata. lo ci giocavo quando non ero ammalato. La facevo correre sulla terra, nel giardino, cercando di farle centrare qualche buca..! Voi ad Aqualia non le avete? Non avete giocattoli..?"

"Beh,sì,ma non sono come i tuoi. Sono scolpiti nel marmo delle montagne, costruiti con conchiglie,perle, alghe..!"

"Allora....,quella pallina è tua. Te la regalo ...! Imparerai a giocarci, vedrai, sarà divertente e....ti ricorderai di me.."

Il visetto del bimbo d'acqua si illuminò per la gioia.

"Grazie .." -  mormorò... e gli porse una fialetta turchina concludendo -  "Anche tu lo dovrai fare! Bevila ..! ".

Daniele ubbidì deglutendone il liquido dolciastro.

Un fuoco improvviso lo pervase; sentì le forze ritornargli lentamente sino a farlo sentire quasi bene.

Parlarono a lungo quella notte come due piccoli amici di vecchia data; infine, molto stanchi, si addormentarono.

Quando il primo invadente raggio di sole fece capolino nella stanza, il fuoco era quasi spento.

Daniele si destò cercando subito con lo sguardo l'amico. Matthias non c'era più. Con lui, era sparita pure la pallina colorata. Quando la mamma entrò per accertarsi sulle condizioni del figlio reggendo un vassoio con una tazza di latte fumante ed invitanti biscotti al cioccolato, lo trovò sorridente ed affamato.

Incredula lo abbracciò "Ma tu stai bene...! E' un miracolo..! Com'è potuto accadere...!"

"E' stato Matthias...", mormorò il bambino sommessamente. "Matthias ..?? Povero tesoro, hai avuto la febbre tanto alta ieri sera...deliravi..!"

"E' stato Matthias..",mormorò ancora Daniele e strinse forte nella mano la magica fialetta turchina vuota, mentre l'altra si levava agitandosi in un nostalgico saluto.

Dietro la donna, invisibile ai suoi occhi, lui era apparso, prendendo congedo, mandandogli dalle piccole dita trasparenti, un tenero, affettuoso bacio.

 

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