In  quel caldo pomeriggio di luglio, le nubi sembrava stessero diradandosi ,  allontanando la minaccia di un  imminente  temporale. Il cielo plumbeo, iniziava ad intervallare il grigiore, a piccolo spazi di un intenso azzurro, simili a piccoli, limpidi laghi immersi tra distese di cupa panna montata.

Le poche lacrime che il cielo aveva versato, la terra, le aveva avidamente bevute.

Greta, affacciata alla finestra, contemplava lo spettacolo che la natura le stava offrendo. Non era quella l’unica volta che si trovava ad osservarlo; ma, ogni volta, era come fosse la prima. Le nubi, la loro compattezza, il colore a tratti intenso, a tratti sfumato, a volte immacolato, non erano mai uguali. Gli stessi disegni che si sbizzarrivano a comporre lassù, erano sempre differenti, affascinanti, enigmatici, non mancavano di scatenare la sua fervida fantasia. Anche la pioggia quando cadeva, presentava scrosci disuguali per direzione ed intensità. Bubi, aveva cominciato ad abbaiare nervosamente. Voleva uscire, giocare sull’aia, rincorrendo le povere, pacifiche galline che vedendolo arrivare, starnazzando, intimorite fuggivano. La bimba, lo guardò  rassegnata. Non le sarebbe dispiaciuto continuare a fantasticare ed osservare  da quella postazione, ma il cagnolino sembrava impaziente, desideroso di correre all’aria aperta. Decise di uscire con lui, portando stretta a sè Amy, la bambola preferita. Osservò divertita il piccolo cane, correre all’esterno, felice per la ritrovata libertà. Stranamente, com’era sua consuetudine, non si avvicinò al pollaio, ma si portò verso lo strato erboso ed alberato che fiancheggiava la strada sconnessa, che si spingeva oltre l’aia, fiutando l’erba, scavando con la zampetta, alla ricerca di incognite novità.

La piccola, si diresse verso il fienile. Era quello l’ angolo magico, in cui si rifugiava, quando avvertiva la necessità di restare sola.  L’odore della terra, si confondeva con quello del fieno, sul quale si sedeva. Lì, tra cinguettii e rumori della campagna, affiancata dalla  inseparabile,  piccola amica di pezza, continuava la lettura di uno dei suoi libri preferiti.  Glie lo aveva regalato la mamma per il suo ottavo compleanno. Era la storia di una bimba buona. “Leggi ed impara”, le aveva detto donandoglielo. Immersa, concentrata, non si accorse che il tempo, trascorrendo velocemente, stava  mutando nuovamente. Le nubi, si erano riaddensate, minacciosamente  scurite,  ed avevano riinghiottito quel deboli raggi di sole che timidamente, avevano tentato di affacciarsi. All’improvviso, un lampo illuminò la campagna, fendendo l’orizzonte. A quella vista, Greta, intimorita si rannicchiò nell’angolo più lontano, isolato e riparato del fienile. Aveva fatto seguito un fragoroso  tuono che la fece sussultare.

Da quel sussulto emerse prepotente, il  ricordo della nonna amata, da poco perduta. Ella  sapeva che la sua piccola aveva sempre temuto i temporali . Quando sopraggiungevano, nel tentativo di tranquillizzarla,  la stringeva a sé.

“ Non aver paura” - le sussurrava -  “ presto terminerà.. ! Sei con la tua nonna.  Sei al sicuro..!”

“ Nonnina..” - chiedeva allora Greta -  “ ma questo tuono tanto forte, che cos’è ?”

L’anziana donna, sorrideva e  le narrava una vecchia, centenaria  leggenda nata in quei luoghi. Una leggenda ingentilita dalla sua stessa delicatezza e  fantasia.  Era il diavoletto che era arrabbiato, raccontava… Ogni qualvolta succedeva, sfogava il suo malumore,  scaricando lampi, saette e tuoni…!

“ Ma vedrai ” – concludeva - “ non è così cattivo..! E’ solo capriccioso. Alla fine si tranquillizza. Smette  anche di piangere. Quando accade, anche la pioggia  cessa.!”

La stessa, aveva preso a ricadere. Il diavoletto, stava piangendo ininterrottamente, ora! Inizialmente le lacrime erano fini, ma, in breve, erano diventate fitte, si erano tramutate in pioggia torrenziale, costringendo ad un frettoloso, fradicio  ritorno, anche il cagnolino.

“ Nonnina” - sospirò Greta - “ Quanto mi manchi in questo momento..!  Come vorrei fossi quì..! Dove sei?  Perché non puoi scendere da me? ”.

Stringendosi al cuore Amy, cercando di vincere la paura, la bambina, ora, osservava spaventata la  nuova rabbia dello stizzoso “diavolo” e il diluvio che si stava abbattendo all’esterno del fienile. Pensò alle braccia rassicuranti della nonna. La immaginò sola e triste, oltre le nuvole. Triste perché non era più in grado, da lassù, di proteggere la nipotina. Come il cielo, sommessamente, si mise a piangere. Pianse, fintanto che si accorse che il colore minaccioso, si stava attenuando. Le nuvole si frammentarono, componendosi   in un mosaico grigio azzurro. Come da un vecchio lenzuolo strappato, un timido, incredulo raggio di sole, sgusciò da una fenditura apertasi tra le nubi. La piccola rimase allibita quando laggiù, contro quel cielo , comparve uno splendido arco multicolore.

“ Che meraviglia…!“ - mormorò - ”quanti colori….!” Ricordava vagamente le illustrazioni che aveva contemplato sui libri di scuola ed aveva riconosciuto, distorto, dagli stessi disegni, dai caratteri incerti, traballanti che all’asilo facevano, dell’arcobaleno i suoi piccoli compagni…!

Disegni che rimirava estasiata. Lei.., non aveva mai avuto la possibilità, sino a quel momento,  di assistere ad un  simile spettacolo…!

“ Com’è bello..!” - sospirò -“ Chissà dove porterà…!”

Fu una manina lieve ed invisibile che, improvvisamente, dolcemente, afferrò la sua. Greta, spaventata, non vide che un’ombra, due immense ali candide, ed una voce soave che la invitava a seguirla, a non opporre resistenza.

“ Vieni, Greta” - le stava sussurrando  in un soffio - “ Vuoi vedere dove conduce l’arcobaleno…! Presto lo vedrai..!”

“ Ma chi sei, tu?”, domandò la piccola.

“ Sono l’angelo dell’arcobaleno..!”, fu la risposta.

La bimba lasciò, passivamente,  che quella mano,  la  guidasse velocemente verso il magico arco luminoso. La paura stava scemando. Più si avvicinava, più i colori  apparivano vividi, cangianti, quasi accecanti.  Anche l’abito dell’angelo ne assorbiva in modo più tenue, le sfumature.

Iniziarono a salire. Il ponte, ora sembrava di vetro multicolore.

Bastava oltrepassarlo con lo sguardo, per riconoscere, al di sotto,  i campi,  la campagna, piccole case adagiate tra il verde.

Era lunghissimo. Se non ci fosse stata quella dolce creatura celeste  a trainarla, non ce l’avrebbe sicuramente fatta a percorrere tanta strada, sempre uguale e monotona.

“ Angelo, sono stanca..! Ma dove mi stai portando?”

“ Ancora un po’ di pazienza, Greta…! Ci siamo quasi..!”

Si girò teneramente a guardarla e fu proprio in quella luce dorata, particolare, che ella, per la prima volta, riuscì estasiata a vederlo. Era bellissimo. Il volto delicato, illuminato da occhioni profondi e verdi, era incorniciato da una cascata scomposta di boccoli di fuoco. Dopo aver raggiunto ed  oltrepassato la sommità, avevano preso a scendere lentamente dalla parte opposta. Magicamente, anche la campagna sottostante era svanita, lasciando il posto ad  un immenso lenzuolo azzurro sul cui sfondo si spostavano,  ovattati cirri.

La bimba, camminando a testa bassa, stupita, non si rese conto che era quasi giunta a destinazione. Non notò la figura, un po’ ricurva che la stava osservando, ferma, al termine della discesa dell’arcobaleno. Una voce debole, ma gioiosa, la chiamò. Una voce dal timbro familiare. Greta alzò la testa. La riconobbe.

“ Nonna…, nonnina mia !” - gridò gettandosi tra le sue braccia - “ Non andartene più, tienimi con te…! Ho ancora tanta paura dei temporali, sai..?”

La mano lieve dell’anziana donna, accarezzò con dolcezza la testolina della  nipotina in lacrime…

“ Piccola mia  non puoi restare…! Dovranno trascorrere ancora tanti e tanti anni, prima di tornare ad incontrarci.. Vorrei però che da questo Paradiso, in cui ora vivo, sapessi, che ti sono sempre vicina…!" Lentamente, si tolse lo scialle scuro che portava. "Tienilo, piccina cara..! Tienilo sulle tue piccole spalle e pensami intensamente, se ci saranno i temporali..! Questo scialle, diventerà il mio abbraccio. Non potrai vedermi, ma ogni volta che lo indosserai, io, sarò lì, vicino a te.. Ti proteggerò.

Dammi un ultimo abbraccio, tesoro! Devi tornare indietro, ora..! Mamma ti sta cercando. Avverto il suo preoccupato richiamo. Non riesce a rintracciarti….!"

“ Nonnina.., ti prego..!”

“ Vai, Greta, piccola mia…! Vai…!”. La baciò. Un tenero, lungo, struggente  bacio.

“Ma ancora tanta strada dovrò fare per il ritorno?” – chiese sconsolata la bambina. Era certa che non ce l’avrebbe fatta, questa volta..!

L’angelo dell’arcobaleno, non parlo’. La sollevò e schiuse le ampie ali candide. Levandosi in volo, stretta tra quelle braccia impalpabili, Greta, vide la nonna allontanarsi sempre più, fino a diventare un puntino scuro ai piedi di quell’arco che pian piano si stava gradatamente rimpicciolendo. In breve, si ritrovò nel fienile, stringendo tra le braccia il dono appena ricevuto. Il cielo, ora era terso. Più neppure una nuvola. Sorrise, pensando a quel diavoletto isterico…”La prossima volta” – pensò –“ non mi farai più paura…!Nonna sarà al mio fianco..!”

“ Greta! Greta…,  dove ti sei nascosta ? “

“ Eccomi, mammina…!”

E con lo scialle della nonna stretto tra le braccia, un po’ nascosto dal corpo di Amy, decisa a mantenere il suo dolce segreto, ( La mamma, non le avrebbe sicuramente creduto, se le avesse raccontato quanto era accaduto..!) la bambina, le andò incontro raggiante.

                                              

 

     

 

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