Dai ripiani dell'alto scaffale scuro, i giocattoli guardavano mestamente la grande sala, dove solo  mamma era intenta a leggere. Mancava qualcosa,  che desse loro la consueta sferzata di vita.  Mancavano le grida  di Denis, Ambra e Melissa che si rincorrevano intorno al tavolo; si tuffavano sul divano quasi fosse un oceano di soffici piume.  Le vocette allegre giungevano lontane, alternate a strilli stizziti, divertite risate.  Oltre i vetri, la neve  aveva ripreso a scendere. Danza di fiocchi grandi,  che roteando silenziosi, lievi,  si adagiavano e decoravano  rami intristiti  e spogli. Sul terreno, piccole quantità di quel  mantello soffice, immacolato, si compattavano tra le  loro piccole mani.

L'orsacchiotto, si sentiva un po' solo.  Avrebbe desiderato trovarsi all'esterno, insieme  ai bambini.  Curioso, spiare quanto stavano costruendo. La mamma, gli dava le spalle, non  lo avrebbe notato se, solo per un attimo,  si fosse furtivamente girato verso la bambolina che gli  sedeva accanto, per poter scambiare qualche silenziosa parola. Il visetto era dolce. Avrebbe sicuramente, pazientemente capito ed ascoltato.  Un faccino di  bimba, roseo, illuminato da due grandi occhi azzurri. Guardò i lunghi capelli d'oro fermati sulla nuca, da un grande fiocco rosa.  Era davvero carina.  Lo sguardo scese oltre il vestitino a fiori. Vide spuntare una sola gamba. Il minuscolo piede, calzava una scarpina dello stesso colore del nastro. Avrebbe potuto impostare il discorso, parlandole della neve al di là del vetri. Quella stessa sera, quando la casa fosse stata immersa nel silenzio, unicamente  illuminata dai raggi della luna ed i piccoli addormentati,  aveva programmato, insieme agli altri giocattoli,   un'uscita unica e straordinaria.. Aiutati dalla fatina della notte., avrebbero organizzato un'escursione oltre la porta d'ingresso...  Avrebbero potuto contemplare  il cortile imbiancato, il pupazzo gelato, sicuramente buffo che i piccoli avevano assemblato. Sarebbe stato bello se  anche lei avesse potuto unirsi alla compagnia,  ma come osare chiederglielo senza mortificarla? Come avrebbe potuto reggersi? 

I preamboli furono molto rapidi e concisi, superati dalla curiosità di conoscere la motivazione di quell'arto  mancante.

Timidamente la apostrofò.. : " Come l'hai perduta? Mi dispiace..!".

La bambola, serenamente, lo guardò.. : " Ambra era piccina, quando me la staccò! Lo fece per giocare....! Non voleva farmi del male!".

" Ma ora tu...!"

" Io?  sono come tutte  le altre bambole...!" - sorrise -  "  Ho solo una gamba, ma il mio piccolo cuore palpita ogni volta che vedo la mia <mammina>. Posso rannicchiarmi tra le sue braccia. Ricevere i suoi baci. Chiudere e sgranare gli occhi per incontrare i suoi vispi, ridenti...Ho un lettino dove, ogni sera, mi mette a riposare, la sua vocina che  canta la ninnananna. Continuo ad essere  la   preferita. Neppure nota, la mia menomazione...! Mi coccola, mi da amore...  E' quello che conta. Mi fa sentire bene.  Unica e  speciale!".

L'orsacchiotto la osservò intenerito. Stupito da tanta saggezza,  da quella tranquillità priva di rancore; confuso da quella  inattesa lezione di vita.

" Se gli uomini fossero generosi ed umani come quella bambina nei confronti della sua bambola..! " -  pensò - " Come sarebbe bello...! L'amore annulla le  diversità. L'amore vero non le vede.  Quanti, non sono in grado di amare..!  L'egoismo, la pienezza di sè, rendono aridi ed insensibili." -  No.., non avrebbe proposto ad Anna ( era quello il nome della bambola) quella sera di unirsi a loro, già con il timore di non vederla reggersi...! Non avrebbe neppure  più sfiorato l'argomento, nel coinvolgerla...! Se fosse accaduto, se lei si fosse trovata in difficoltà, lo avrebbe trovato al suo fianco premuroso,  per sorreggerla. La stessa cosa avrebbero fatto gli altri giocattoli,  la stessa piccola fata.

Accennò al programma. La bambola,  felice,  decise che si sarebbe unita alla festosa compagnìa. Si sarebbero divertiti.

Il buio calò. Mamma  infilò ai suoi cuccioli il pigiamino. Ambra sfiancata da tanta fatica nella costruzione  di quel pupazzo di neve nel cortile, insieme ai fratelli si stava addormentando, dimenticandosi, con grande sollievo dell'orsacchiotto, di portare Anna nel suo minuscolo letto..

Nelle stanze, in breve, cadde il silenzio, l'oscurità. Con l'oscurità, aumentò l'ansia nei giocattoli...

L'orsacchiotto... lanciò un muto segnale all'amica scimmietta, ai soldatini, al cavallino baio, al pallone. Dovevano tenersi pronti. La carrozza di Barbie, gentilmente, si offrì di dare un passaggio ad Anna. Proposta  accolta con entusiasmo e gratitudine. La bambola, aveva sempre sognato di salirvi. Doveva essere così comoda..!   Seduta nel suo interno, si sarebbe sentita una vera principessa.  Una Cenerentola senza abito da sera, senza corona e senza  gamba, ma ugualmente felice. Sarebbe andata incontro ad un'insolita  festa; a un tuffo tra montagne immacolate.

Babbo, nel pomeriggio, aveva spalato e ricavato  una stretta stradina nella neve,  accumulandola ai margini. A lei, tanto piccola,  avrebbe offerto certamente la  magica sensazione di transitare  tra due lunghe catene di  alti ghiacciai.

Un'ombra luminosa accarezzò il riquadro della finestra. Per un attimo, lo incendiò di una luce dorata ed invadente.

La fata della notte,  stava arrivando. Illuminò la sala della sua accecante luce... Da tanto bagliore, emerse solo  una  voce dolce, suadente.

- " Siete pronti?" -

Certo che lo erano..! Pure emozionati ed impazienti..! Uno dopo l'altro, avvertirono la sensazione di essere tolti dallo scaffale e deposti sul pavimento. Il pallone, non riusciva a stare fermo. La scimmietta, intimidita, restava immobile, in attesa di successive disposizioni. L'orso, premuroso, teneva aperto il portello della carrozza, perchè la fata, vi adagiasse Anna. L'avrebbe trainata il cavallino baio, incurante di quella che sarebbe stata una grande fatica. I soldatini, sistemati in fila indiana, si chiedevano per quale ragione avrebbero dovuto obbligatoriamente  tirarsi dietro  le armi che tenevano in pugno. Almeno per quella sera, avrebbero lasciato le baionette sullo scaffale.

Lentamente la porta cupa si aprì. Guidati dalla luce che si era ridotta ed era diventata simile ad una lanterna,  si fermarono ai margini di quell'immensa distesa bianca, incantati dal bagliore che emanava. Dalla loro postazione, issati sul mobile della sala, non  potevano vedere molto, ma solo sognare. La realtà, stava di gran lunga superando quella che era stata la stessa loro fervida immaginazione. . Imprevedibile,  potersi trovare al cospetto di un simile abbagliante spettacolo.

Il pallone euforico prese a scivolare sulla lastra ghiacciata e trasparente della stradina.  La rimanenza dei giocattoli, con il naso all'insù, contemplava estasiata, nella loro ridotta dimensione, tutto quanto intorno, appariva loro....  gigantesco.  Era magico il ricamo degli rami bordati di trina bianca. La volta scura del cielo, sembrava riflettersi e spegnere parzialmente il candore della neve che, solo il passaggio della magica creatura, rendeva a chiazze, dorato. Anna con addosso quel suo vestituccio di cotone leggero,  non avvertiva minimamente  il freddo. La carrozza, si sentiva orgogliosa.  Era in procinto di regalare momenti di serenità alla piccola passeggera. Pure il cavallino baio,  faticando,  slittando a tratti, sul terreno scivoloso, si sentiva gratificato ed in pace.

Quando giunsero dinnanzi al grande pupazzo di neve, rimasero a contemplarlo un tantino intimoriti dalla sua goffa imponenza. Non immaginavano potesse essere  tanto alto e grosso...!

L'espressione era buffa, meravigliata... Due enormi bottoni scuri fungevano da occhi. Una corta carota simulava il lungo naso. Un piccolo pomodoro rosso fungeva da bocca. Al collo, spiccava una lunga sciarpa scozzese. Quando notò i giocattoli, fu tanto felice.

" Siete venuti a trovarmi? Molto gentili..!"- mormorò - " Mi sentivo triste, stasera..! Potete fermarvi a giocare un po' con me..? L'alba è lontana. Ci terremo compagnìa..!".  Quindi, sotto lo sguardo meravigliato dei giocattoli, si animò. Goffamente, invitò l'orsacchiotto, la scimmietta e i soldatini ad una corsa nella neve che risultò oltremodo divertente.

Se il fantoccio di ghiaccio non avendo arti saltava, gli stessi,  erano talmente piccoli da sprofondare nell'alto, soffice strato, per poi riemergere quando la fata, avvertendoli in difficoltà,correva in loro aiuto.

Anna guardava  divertita e mortificata la scena. Se fosse scesa dalla carrozza, non avrebbe potuto  reggersi, seguirli. I compagni, incrociarono  quello sguardo mesto. Decisero di intervenire per poterla aiutare.  La fatina, sussurrò agli alberi,  la tristezza della piccola bambola, chiedendo anche da parte loro, un modesto  contributo. Ognuno di loro, commosso, fu felice di offrire alcuni dei propri rami scrollandoli, facendoli cadere a terra. I giocattoli, si ingegnarono a spezzarli, allinearli. Il pupazzo, sfilò e sacrificò la lunga sciarpa colorata. Ne  ricavò lunghi, robusti fili di lana,  per tener ben saldi i vari bastoncini di legno. Ne uscì una rudimentale ,  simpatica slitta. I'omino di ghiaccio,  si accostò, quindi,  galante alla carrozza. - " Principessa" - proferì - " Vorrei scendessi. Venissi a giocare con noi!  Ci attende un tuffo nella neve..! Sei la più dolce e carina!". Allungò la mano abbozzata e gelida. Con delicatezza la estrasse e la collocò sul nuovo, improvvisato mezzo di trasporto. La bambola, arrossì emozionata, domandandosi dubbiosa, se quel gigantesco ammasso gelato dal cuore d'oro, non facendo nulla per palesarglielo,  si fosse accorto della sua menomazione. Sì, lo aveva sicuramente notato, ma non glie lo avrebbe mai fatto pesare e di questo, gli fu infinitamente grata.  Alcuni grossi fili di lana, attaccati alla slitta, furono agganciati alla discreta luce dorata della buona fata. La stessa, .iniziò a trainarla. La slitta, prese a scivolare sul magico tappeto, seguita dall'orsacchiotto, dalla scimmietta, dalla palla, dai soldatini, dal cavallino. Scivolò sobbalzando ad ogni piccolo dosso, fiancheggiando casette addormentate, scure staccionate, alberi di Natale nostalgici e  ormai spenti. Scivolò tra silenziose, animate chiacchere, stupore e risate, tra la felicità del pupazzo, entusiasta per essersi trovato tanti amici...Scivolò fintanto che non giunse l'ora del ritorno. Di lì a poche ore, sarebbe sorta l'alba. La luce che li guidava, lentamente sarebbe andata scemando fino a spegnersi completamente. Il fantoccio di neve, gli stessi giocattoli, con l'avvento del nuovo giorno, avrebbero dovuto tornare al loro posto. Sulla piccola stradina ghiacciata, la carrozza, era rimasta in attesa di Anna. L'ultima cosa che fece il pupazzo, prima di riposizionarsi  immobile nel cortile, fu rideporre la bambolina bionda nella carrozza. La salutò con affetto e tenerezza. Con la stessa gratitudine si congedò dagli altri compagni.

La luce della fata, mentre ridepositava i giocattoli  insonnoliti,  sugli scaffali, stava ormai estinguendosi.  Fu nello spegnersi che la videro emergere nelle  sue reali, eteree, dolci sembianze di bambina, per l'ultima volta...Aveva un luminoso abitino bianco, cortissimo e piccole, trasparenti, luccicanti ali.  Rimasero incantati a guardarla, mentre il giorno nascente,  lentamente  la cancellava dai loro occhi, dalla stessa stanza.

 

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