Luna

Luna veniva da un Paese lontano. Lo rivelavano quei suoi scuri occhioni a mandorla, gli stessi  lineamente di un  visetto dolcissimo. La pelle, contrariamente a quanto avrebbe potuto essere, era però di candida porcellana. In quella sconosciuta grande città, vi era capitata per caso, condotta da un destino ingrato. Vagando senza meta , si intrufolò quel pomeriggio, in  un areoporto. Una giovane, elegante signora,  la notò. Attratta dalle caratteristiche insolite della bambina, cercò di incontrare i suoi occhi. Vi lesse smarrimento, paura. La avvicinò con circospezione, infinita prudenza.  - " Dove sei diretta, piccola?" - domandò con dolcezza. -" Dov'è la tua mamma?" - La bimba non rispose. Solo una lacrima prese a scendere lungo le gote pallide.  Denise la guardò intenerita e comprese. Accarezzandola dolcemente iniziò a porle qualche breve domanda. Riuscì a carpirne, a monosillabi, il nome. La tragica conferma di quanto non aveva faticato ad intuire. Nessuno più, poteva occuparsi di lei.  Il faccino provato,  la faceva apparire più piccola dei suoi sette anni. Aveva fame. Acquistò  una focaccia, glie la porse.. Per sè, un ulteriore  biglietto. L'avrebbe condotta nel proprio paese.

Consegnata nelle amorevoli mani di Suor Letizia e delle altre monache dell'unico, tranquillo convento che già ospitava diversi bambini. Sarebbero state contente di prendersene cura. L'avrebbero aiutata, seguita, nutrita. Adeguatamente  ripulita e rivestita. Luna avrebbe trovato  anche amichette con cui condividere e trascorrere le giornate.

Quando l'aereo decollò, era notte inoltrata.  Mentre la sua accompagnatrice si era appisolata, la bimba,  seduta accanto al finestrino, osservava incantata la luna piena. Era proprio in una notte come quella che era nata.  Era stata proprio  la magìa di  quel globo luminoso, ad aver ispirato l'insolito nome che gli era stato imposto. Lei, avrebbe dovuto essere la  luce bianca; l' astro arrivato dal cielo, venuto a riempire di gioia l'infelice esistenza della  mamma, troppo presto scomparsa.

Quando il velivolo planò sulla pista dell' areoporto d'arrivo, la piccola,  ebbe la sensazione di sentirsi bene, libera, ma anche ... in trappola. Mentre le ruote, sobbalzando toccavano la pista, graffiando l'asfalto, Denise si ridestò. La guardò con un caldo, tranquillo  sorriso. - " Siamo arrivate" -  le mormorò.

La bimba non rispose. Restituì uno  sguardo sospettoso, quasi a chiederle.. - " Ma arrivate dove?" - La silenziosa domanda si arenò. Tutt'intorno un grande trambusto. Il vociare degli altoparlanti. Una marea umana che si muoveva sotto il peso o trainando enormi valigie appena ritirate o da imbarcare. Gente in arrivo, gente in partenza. Gente serena, gente preoccupata che le girava intorno, sostava in lunghissime code alle biglietterie, distraendola.

La giovane donna, le offrì la mano nel timore, in mezzo a tanto caos, di smarrirla. Entrambe, si avviarono verso l'uscita, all'esterno, verso taxi in attesa. Allungando un braccio ed il passo, costringendola  a muovere in fretta le gambette per tenerle dietro,  si portò verso uno di essi. Fece caricare i bagagli, quindi, dopo aver offerto precise indicazioni, la aiutò  ad accomodarsi e salì. La lunga automobile si mise in movimento.

Scivolò per più strade fiancheggiando palazzi, giardini, monumenti.. . Attraverso il finestrino, Luna, osservava rapita tutto e tutti quanti  transitavano. Quanta gente..! Non ne aveva mai vista così tanta..! La vettura, si arrestò all'improvviso dinnanzi ad un'alta struttura grigia, severa. Da un portone in spesso cristallo, si poteva  intravvedere l'interno; il grande ingresso, un lucido pavimento in marmo rosato. In fondo, sulla parete, un enorme crocifisso guardava la strada, blandamente  illuminato da un cero, un grande mazzo di rose rosse.

La donna  ne discese, aiutando poi la bambina  - " Piccola, ho avvisato! Verranno tra un attimo ad aprirti. Ti troverai bene. Le suore sono buone. Verrò presto a trovarti. Porterò caramelle. Ti piacciono vero? Per ora tieni questa. Ti terrà compagnia."-

Le mise tra le braccia una bambola di pezza ed un giubbottino che aveva acquistato poco prima in areoporto.

-" Indossalo..! Avrai freddo con quel solo vestituccio in flanella addosso! Tra un paio di settimane è Natale,sai..?"-

Guardò nervosamento l'orologio. Non aveva più tempo per trattenersi. Non poteva mancare a quell'appuntamento di lavoro così importante. Doveva andare, non senza ansia, nel lasciare anche solo per pochi minuti una bimba sola sul marciapiede. - " Resta quì, fai la brava. Stanno scendendo..!". La abbracciò intenerita. - " Ciao piccola Luna. A presto. Sii gentile, con le monache!".

La bimba si lasciò abbracciare, ricambiando il bacio che la dolce signora, le aveva stampato sulla guancia. Lasciò che la macchina ripartisse. Una rapida occhiata all'interno del convento. Nessuno ancora era comparso. Decise che  non avrebbe atteso  oltre. Se ne sarebbe andata alla scoperta della nuova città. Sarebbe tornata poi...! Infilò rapidamente il giubbottino. Stringendo al cuore la piccola bambola, si allontanò. Il pomeriggio era gelido, ma quei negozi erano così invitanti..! Come non poterli guardare? Camminò per ore ed ore, senza avvertire la fatica, fermandosi  a contemplare nelle vetrine, dolci, balocchi, abitini raffinati, tanto differenti dal suo deformato e stinto, adornate ognuna da un albero di Natale riccamente addobbato o un minuscolo presepe.Girovagando, non si accorse che il tempo stava velocemente correndo; stava sopraggiungendo la sera. Nel buio, con il nasetto all'insù si fermò a contemplare riccioli , stelle, fiori, fatti di mille luci, appesi, quasi sospesi sulle strade, tra le case. I piedini iniziavano a dolerle. Li avvertiva ghiacciati. Cominciava ad avvertire realmente il freddo, i morsi della fame.

Si voltò smarrita... Ripensò al portone del Convento in cui avrebbe potuto  sentirsi  sicura, protetta. Alle mani pietose delle suore che la avrebbero cambiata e riscaldata. A un lettino accogliente, caldo; a lenzuola linde. Ma come poteva tornare indietro? Dove avrebbe trovato, ora, la strada per raggiungerlo? Deviando per differenti direzioni, imboccando vie sconosciute, si era inavvertitamente allontanata più del dovuto. Come avrebbe potuto orientarsi, per poter retrocedere?

Iniziò a piangere, intirizzita. Anche la gente sulla strada stava scemando. Indifferente, dinnanzi  a quel cucciolo smarrito ed infreddolito, si stava dileguando lentamente, svuotando gradualmente le vie.. Luna, procedette rassegnata fino che raggiunse una grande piazza. Com'era bella! Per un attimo, non pensò al freddo. Rimase estasiata a contemplarla. Al centro, troneggiava un immenso abete dai lunghi, corposi rami, ricoperto di  nastri argentati e dorati. Vi erano appesi deliziosi animaletti, angeli, stelline... Intorno al tronco,un soffice strato di paglia era ricoperto da un vellutato telo verde. E fu su quel telo, contro quel tronco, che la piccola si sedette. Lentamente, le palpebre si fecero pesanti,  gli occhietti si chiusero per la grande stanchezza. L'abete, avvertì ai suoi piedi, commosso,  il respiro della bambina. La vide bianca. Più candida di quella luna a cui aveva carpito il nome. Ne fu intenerito. Sussurrò qualcosa agli angioletti che si staccarono, fiondandosi a terra. Sfilarono dai rami le lunghe, spesse strisce  luccicanti. Iniziarono ad intrecciarle  fitte fitte, fino a ricavarne un telo luminoso  e soffice che adagiarono dolcemente sul corpicino. Anche l'abete, decise che avrebbe fatto del suo meglio per proteggerla. Iniziando da quelli inferiori e più lunghi, iniziò a curvare i rami fino a far loro rasentare il terreno. In breve, tutti quanti, si trovarono ripiegati verso il suolo e sovrapposti gli uni agli altri, creando, intorno alla  tenera dormiente, una cupola verde intensa, resistente. Le stelline iniziarono a chiedersi come avrebbero potuto rendersi utili. Ecco...! Si sarebbero inserite nella piccola nicchia per illuminarla debolmente, in modo da non lasciarla  immersa nel buio totale. E gli animaletti ? Erano di cioccolata...! Si sarebbero ordinatamente affiancati alla bimba, in modo che, al risveglio, avrebbe trovato di che, con dolcezza, nutrirsi.

Quando Luna si ridestò, riposata ed affamata, iniziava ad albeggiare. Osservò confusa la tiepida campana verde nella quale era stata rinchiusa e riparata, discretamente illuminata. Guardò incuriosita il mucchietto di animaletti avvolti in stagnola argentata. Comprese che togliendola vi avrebbe trovato della cioccolata. Li scartò felice. Poi, finalmente sazia e serena, coccolata da quel dolce tepore, coperta dall'improvvisato piumino, ripresa tra le braccia la sua bambola, rimase tranquilla fintanto che iniziò ad avvertire, all'esterno, le voci della gente, i  primi rumori della città risvegliata; lo sgomento, dinnanzi a quell'abete tanto bello,  ormai spoglio e afflosciato.

Anche Denise stava transitando per la piazza, in quel preciso momento..! Lo sguardo assente, l'animo sconvolto, logorato dal rimorso per aver lasciato sulla strada da sola una bimba tanto piccola che, le religiose,non avevano  rinvenuto.

In quella notte insonne, si era riproposta, se mai l'avesse ritrovata, di tenerla con sè. L'avrebbe adottata. Le avrebbe offerto amore, una bella casa, il suo impegno nei panni di nuova mamma disposta a crescerla, prendersene cura. Quando alcuni uomini iniziarono a sciogliere quell'insolito groviglio di rami, sotto gli stessi, stanchi, stressati, ormai morti, emerse la piccola Luna. Denise incredula le corse incontro, riconoscente a quell'albero, a quel Dio che, ascoltando la sua preghiera, glie la stavano restituendo salva. La guardò. Raccolse la sua calma, l'ingenuo, limpido sorriso tranquillo. La strinse. Prendendola dolcemente per mano, le sussurrò...." Andiamo a casa, ora, piccola mia  ! Ti attende un  bel bagno caldo. Un  nuovo vestitino".

Sotto quello che era rimasto dell'albero, erano disseminati resti di angioletti sbriciolati, stelline  che avevano cessato di brillare. Dei coniglietti di cioccolata, restava unicamente un pugnetto di stagnola, a ricordarli. Ma quando giunse Natale, l'abete, al centro della piazza, non fu sostituito nè rimosso. Rimase  lì. I cittadini, decisero che quel groviglio di rami amputati, sarebbe rimasto a ricordo di un  grande  gesto umanitario che  divenne per i bimbi leggenda. Favola densa di fascino e dolcezza, da narrare con commozione ed orgoglio ai più piccini.

 

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