Ai confini del Regno Incantato, sorgeva un tempo una deliziosa città chiamata  Nubilandia. Un'antica leggenda, attribuiva questo nome  alla soffice nuvola, su cui una perfida regina, aveva fatto erigere il proprio grande castello.

Poteva in tal modo controllare indisturbata i  propri sudditi, pronta a tramutarli, al benchè minimo sospetto di infedeltà, in  candide colombe.

Un pomeriggio, il potente mago Astrino,  che vigilava sull'ordine del territorio,  si trovò suo malgrado ad  assistere ad una di  tali ingiuste punizioni. Furente, scagliò sulla nube fulmini talmente violenti, da farla frantumare.   La stessa aprendosi, lasciò scivolare il castello  proprio sulla cima dell'unica ridente collina che si ergeva nel bel mezzo del centro abitato... Della malvagia strega,  risucchiata da un vortice di polvere densa e scura, nessuno più sentì parlare.

L'anziano mago, decise poi di scegliere  il nuovo sovrano tra gli stessi abitanti. Avrebbe dovuto essere  integerrimo, avere un cuore grande e giusto, ricco di umanità. La scelta, cadde su Rodrigo, un umile pastore che, quotidianamente, portava a pascolare il proprio gregge,  nei prati proprio a ridosso della collina. Tra le sue pecore, Astrino  lo cercò. Il giovane, lo lasciò  finire di parlare, poi  lo  apostrofò incredulo e pensieroso...

"Io re? Chi penserà al mio gregge e alla mia famiglia?".

Il vecchio sorrise rassicurante. La dolce, timida Lorena, sarebbe rimasta al suo fianco. Sarebbe a sua volta, diventata regina. Con la loro piccola Stella, avrebbero  dovuto subito traslocare. Il gregge, lo avrebbe ceduto ad un suo pari in difficoltà. Lui, non ne avrebbe più avuto bisogno. Ricchezza e prestigio,  sarebbero state la giusta ricompensa, per un operato leale, semplice,  responsabile.  Il pastore commosso, abbassò lo sguardo. Con un filo di voce mormorò ..." Cercherò di essere all'altezza della fiducia che stai riponendo in me, signore..!".

" Non mi deluderai!" -  fu la risposta - " Un re venuto dal popolo, può meglio comprendere le necessità dei suoi sudditi..! La ricchezza, dovrà servirti anche a lenire  le  loro difficoltà! ". La stessa sera, la famigliola venne accompagnata a palazzo. Lorena, estasiata, si perse nella contemplazione  di millenari affreschi; stucchi in oro,  immensi lampadari che pendevano dai soffitti delle numerosissime stanze. Ammirò  incredula, raffinati tendaggi, tappezzerie, incantevoli salotti. Statue candide, troneggianti negli ampi corridoi.  Un simile splendore, lo  aveva sempre e solo potuto immaginare. Poteva  trovarlo descritto, in alcune favole che la sera leggeva alla figlioletta, per farla addormentare. Sempre con il naso all'insù, le labbra socchiuse, paralizzate dall'emozione,   raggiunsero la stanza del trono.  Un lunghissimo tappeto rosso, conduceva a due grandi, preziosi troni, sormontati da un aureo stemma. Immensi specchi alle pareti, ingigantivano ulteriormente la già sconfinata sala.  " Da quì" - sentenziò l'attempata guida  - " transiteranno i momenti più importanti della vostra nuova esistensa. In questo salone terrete gli incontri pubblici, passeranno le vostre scelte. 

Il tappeto che vi accingete a calpestare, è magico.  Non spaventatevi! Non darà segno di sè, se non lascerete spazio nei vostri cuori, a  crudeltà ed ingiustizie...! Se il tappeto si rabbuierà....,  avrete mancato in  qualcosa,  se si illuminerà di un' intenso bagliore dorato, avrete preso la decisione più giusta.  Da quella luce, vi giungerà  il mio compiacimento " .

La coppia, timidamente ascoltava, rassicurandolo. Non avrebbero mai fatto nulla che potesse oscurarlo, promisero!

Il mago soddisfatto si congedò.

 I nuovi sovrani, dimostrarono da subito, di saper tener fede ai loro propositi. Tutte le mattine, la bella regina, lasciava il castello, per recarsi presso le famiglie che sapeva più disagiate. Ai piccini, elargiva coccole, giocattoli e sorrisi. Agli adulti,  lasciava sacchetti con sonanti monete d'oro. Ogni fine settimana, poi, alcuni dei grandi saloni della residenza reale, venivano aperti. In essi, trovavano posto immani tavolate. Valenti cuochi, cucinavano piatti succulenti, per poter sfamare  tante persone  ammalate ed affamate che regolarmente si presentavano.  Stella, piccolo angelo di tre anni,  sarebbe cresciuta quindi in bilico, tra sfarzo ed umiltà. Contrasto  che metteva a confronto  due realtà stridenti, delle quali, aveva attraversato, seppur per breve tempo, anche la seconda.  Furtivamente, curiosa, si introduceva in quegli improvvisati, sontuosi refettori. Transitava tra i corridoi che si venivano a creare tra i tavoli allineati a pettine, schivando, con la rapidità di uno scoiattolo, frettolosi camerieri reggenti enormi vassoi. Tra le  morbide seggiole,  restava ad osservare gli occupanti, stupendosi della voracità con cui divoravano ogni vivanda. Si rincantucciava infine,  in un angolo della stanza. Da quella postazione, poteva avere una panoramica di quella immane, indigente marea umana.  Cerulei occhi vispi, si posavano su ogni ospite, trattenendo immagini di visi precocemente avizziti e stanchi, mani ossute con estese callosità. Di abiti consunti, che da tempo interminabile non incontravano la trasparenza purificatrice dell'acqua.

Osservava poi istintivamente i propri vestitini vaporosi. Mamma, sceglieva le stoffe più soffici in colori delicati e le  faceva  confezionare dalle migliori sarte del regno. Guardava i palmi delle sue manine bianche, curate.  Si accarezzava i boccoli dorati, che ricadevano, fermati sulla nuca da un fiocco di raso rosa, sulle esili spalle. Intristita e confusa,  si avvicinava   alla madre,  intenta ad offrire sorrisi e conforto.

" Mammina " -  sussurrava  - "perchè sono tanto sporchi ? Perchè hanno tanta fame? Loro non sono come noi, vero?".

" No, bambina mia...!  Non sono come noi....! Valgono  tanto, tanto di più!!! Conoscono realmente la vita. La più dura. Combattono per sopravvivere. Hanno  schiene  spezzate dalla fatica, dai lavori più umili che affrontano con serenità. Sanno che solo  con il loro sacrificio, possono portare nutrimento alle  famiglie, ai loro bambini..! Guardali, Stella! Hanno visi stanchi, smagriti, solcati da rughe profonde bagnate sovente da   rigagnoli di lacrime e sfiducia. Hanno cuori semplici, senza ambizioni , ma capaci di godere della felicità più vera, semplice, pulita. Fatta di poco, ma per loro immensa! ".

Il pensiero della regina, correva  per un attimo  alla loro precedente esistenza;  all'umile casa. I soldi erano pochi, ma quanta  impagabile felicità, ritrovarsi la sera dinnanzi ad un pasto frugale, al caminetto acceso d'inverno..! Loro,  il silenzio della campagna tutt'intorno...Loro, con le sole ricchezze che possedevano.  Amore, tanto amore e un discreto numero di pecore...

La vita quasi per magìa, all'improvviso si era trasformata, ma le responsabilità erano grandi. L'impegno centuplicato,  toglieva spazio ai  brevi, rari  momenti che avrebbe voluto unicamente   per sè, per la famiglia.

Guardò la piccola. La stava osservando pensierosa..

" Mammina, sei triste ? "

" No tesoro!". Non avrebbe mai rivelato alla piccola, quei momenti  lontani che la colmavano di  nostalgia. Stella,  non poteva certo averli fermati..! Era troppo piccina.

Il trascorrere degli anni, aveva però mitigato simili  rimpianti. Inevitabilmente, mentre la bimbetta cresceva e  si trasformava in una splendida fanciulla, Lorena aveva imparato, insieme a Rodrigo, ad apprezzare il prestigio della loro posizione e a  sentirsi gratificati dal  bene che giornalmente riuscivano ad elargire..

Giovani principi, già iniziavano a presentarsi per chiedere la mano della principessina. Nessuno di loro era però stato convincente e Stella,  si abbandonava a profonde riflessioni.  Solo Mago Astrino,  che l'aveva vista crescere,  conosceva il suo animo, l'amava come una figlia, avrebbe potuto aiutarla. Promise infatti di farlo.

" Bambina " - la rincuorò - " tra breve, nel salone del trono, verrà data una grande festa. Saranno tanti i  giovani che si troveranno a transitare sul tappeto incantato...! Per uno solo si illuminerà. Sarà quello che  amerai ed  avrò scelto per te.".

 Alcuni giorni più tardi, un'anziana donna, procedeva lentamente sulla stretta strada che fiancheggiava i prati.  Reggeva a fatica una grossa gerla sulle spalle, stracolma di pezzi di legna. Gabriele,  la notò. Abbandonò il piffero sull'erba ed il gregge per andare in suo aiuto.

" Nonnina, come fate a reggere un simile fardello? Lasciatelo a terra. Sarò io a portarvelo! ".

La contadina alzò lo sguardo, incrociando occhi scuri,   limpidi, buoni.  Il ragazzo era  bello; di una bellezza semplice, discreta.

Gli sorrise ringraziandolo. Depose la cesta  e lo seguì nel prato, tra le pecore.  Lasciò che le offrisse metà del suo semplice pranzo.. Una fetta scura di pane, una parte di formaggio, una tazza d'acqua fresca di ruscello...

" Tra breve, la principessina di Nubilandia sceglierà il suo sposo. " - disse quasi casualmente ..." Perchè, Gabriele, non ti presenti al castello, alla festa che verrà data? ".

Il pastore guardò stupito la vecchina, ma gli occhi che incontrò, erano  quelli, ora, di un anziano uomo misteriosamente seduto al suo fianco.

" Non temere " -  lo rassicurò il mago - "  segui il mio suggerimento. Vai..!".  Svanì, prima che il ragazzo potesse rispondergli,  lasciandolo  confuso, stupito, turbato. Come avrebbe potuto lui, povero pastore,  varcare la soglia del castello? Quell'uomo, però, lo aveva esortato..! Che avessero bisogno di un domestico? Decise che si sarebbe a tempo debito presentato, rivestito dell'umiltà di sempre.

Il giorno del grande avvenimento, infatti, mentre Stella, sulle spine, invocava in cuor suo, l'aiuto del fido Astrino , Gabriele indossò il solo vestito buono, per raggiungere il palazzo reale. Non si chiese cosa avrebbe detto o fatto...! Tutto sarebbe arrivato da solo. Per un posto di maggiordomo o camerire,  sarebbe stata apprezzata  pure la sua  onesta semplicità.

Quando vi giunse..., per la prima volta avvertì il cuore che accelerava il battito. Passò intimidito l'esame di sguardi altezzosi, curiosi... Per la prima volta ebbe voglia di fuggire. Sprofondare, misero tra  i potenti, ma non abbassò lo sguardo.

Iniziò a salire la grande scalinata di granito candido. Non trovò nessuno a fermarlo, ma neppure ad accoglierlo. Nessuno a cui poter chiedere il motivo per il quale si trovava lì.

Udì un sommesso chiacchericcio giungere da una stanza che si affacciava sul lunghissimo corridoio. Aprì lentamente la grande pesante porta... Rimase frastornato per i tanti giovani signori che la gremivano. Al centro, un lungo tappeto rosso, portava al trono. In piedi, tra il re e la regina, la giovane, splendida principessa.

Una strana voce, gli sussurrò alle spalle... " Vai...! Ora tocca a te". Qualcosa o qualcuno, lo spinsgeva in avanti, fino a farlo quasi inciampare. Nessuno.... lo stava seguendo...

Il giovane si trovò lì,  irrigidito, spaventato, sul tappeto rosso. Le gambe si rifiutavano di procedere, mentre una forza misteriosa cercava di farlo avanzare. Era sceso intorno, un silenzio innaturale. I presenti, lo stavano fissando allibiti. Immaginava quanto stessero pensando....! Pochi attimi ancora, poi prese ad avanzare verso i troni, verso Stella, mentre il tappeto rosso, sotto le povere scarpe, si stava accendendo di una luce intensa e dorata. Astrino aveva mantenuto la promessa. Il viso della principessina si illuminò. Sotto quei modesti abiti, c'era il suo  principe. Scese i tre gradini, per potergli andare incontro, allungando le braccia.... Dietro di lei, per un attimo, fu il viso trionfante del vecchio del prato, a sorridergli.  Il pastore comprese. Emozionato, mentre tutto gli svaniva magicamente intorno, si sentì felice e grato.

  

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