Attraverso i vetri dell'ampia finestra, Katia guardava assorta oltre il piccolo balcone. Immaginava di essere in un grande teatro, in un piccolo palco che non necessitava  di prenotazione e  le  offriva  la possibilità di accedere a un palcoscenico particolare. Quello della grande strada sottostante, allo spettacolo... della  gente comune. La stessa che transitava quotidianamente e quella occasionale sempre differente e numerosa. Le frequenti  variazioni di scenario, lo  sfondo creato da suggestive, alte montagne  che mutavano colore nei cambi di stagione, la  aiutavano a distogliere la mente da  pensieri, sovente  densi di malinconia. Molti  negozi che si aprivano sulla bella piazza, negli anni  si erano trasformati. La  merceria  gestita dai genitori dell'amica  Camilla, aveva ceduto il posto ad un ricco negozio di giocattoli. Un immenso supermercato era sorto dove prima esisteva  un mercatino ortofrutticolo. Anche la signora Maria, troppo anziana e stanca,  aveva venduto. La  grande vetrina, guardava giusto nella sua direzione. Esponeva ormai da tempo merce dal gusto  obsoleto  che rispecchiava l'evidente  declino della proprietaria,  disperdendo inevitabilmente, buona parte della clientela.

Di tanto in tanto, la vedeva raggiungere la porta.  La osservava, mentre restava  immobile a guardare con aria spaesata le persone che le passavano frettolose,  indifferenti dinnanzi. Ne intuiva la delusione, lo sconforto.  Era al tramonto di una vita dedicata con passione al commercio. Trascorsa  dietro quel  banco ad accogliere clienti da consigliare elargendo sorrisi, servire, soddisfare.  Un pomeriggio di giugno, la saracinesca non venne sollevata.   Rimase un grande occhio grigio, chiuso sull'asfalto. Quella donnetta piccola, grassoccia, dall'aria bonaria, che non mancava di regalarle un saluto quando la incontrava,  le sarebbe mancata.  L' avrebbe archiviata, in un angolo del  cuore, offrendole di tanto in tanto un ricordo affettuoso.  Trascorse solo qualche mese.  La serranda riverniciata, fu di nuovo alzata e la vetrina tornò a risplendere. Il locale,  era stato  acquistato da una grande multinazionale leader  nel settore dell'abbigliamento. Gli abiti esposti, da quanto riusciva ad intravvedere, erano ora gioiosi prati in fiore. Un richiamo alla vita, all'esuberanza, alla freschezza, all'eleganza. Le magliette avevano catturato  i colori dell'arcobaleno. Non mancavano pantaloni super aderenti, borse da sogno, scarpe dal tacco vertiginoso. Proprio del tipo che adorava, ma ancora più belle. Arricchite di delicati, luccicanti strass, fiocchi, sottili eleganti cinturini. Con la nuova gestione,  l'esodo, si era fatto  incessante. Ragazze ed eleganti signore, entravano per poi uscirne,  reggendo fiere, colorate borsine..Ognuna, dal modo in cui si imponeva,   faceva vagamente intuire l'impronta della merce acquistata. Tra loro.... avrebbe potuto esserci anche lei, pensò....! 

Lo sguardo, le cadde istintivamente sulle ruote della carrozzina che emergevano ai lati delle ginocchia ripiegate..L'aveva chiamata "Destino" per sdrammatizzare. Quasi per offrire una logica  giustificazione alla sua ingombrante presenza.

Sentì le gote inumidirsi. Qualche lacrima stava tracciando il proprio breve percorso, prima di ricaderle calda sul  grembo.  " Nessuna" - mormorò avvilita  -"è  sfortunata quanto me! ".

Nel silenzio, nella solitudine della stanza, fu quasi un sussurro quello che le giunse. Prima ovattato, quasi impercettibile. Poi più nitido....

-"No... Non  devi dire così....!".

Spaventata, si  guardò sospettosa intorno. Non vide che  Toby che  stava schiacciando sul tappeto, il consueto pisolino pomeridiano.

-"  Chi sei ? ". Non ottenne risposta.

 Katia, scoppiò in un pianto dirotto. Gridò... :" Cosa vuoi da me...?".

-"Solo aiutarti a capire !" - fu la risposta - "Chi sono, lo comprenderai! Fuori l'aria è frizzante;  il sole primaverile  è gradevole e tiepido...! Ti accompagnerò fuori da questa stanza. Ti condurrò  in quella piazza che ogni  giorno contempli.  Potrai anche ammirare,  quella nuova vetrina....!".

Con il dorso della mano, la giovane donna  si asciugò le lacrime. Iniziava  ad incuriosirsi. C'era poi  la seconda attrattiva...!Tentazione irrinunciabile.

 -"Come farai a spingermi?" - domandò.

-" Guarda  in direzione del  divano......! ".

Il suo cuore andava a mille, mentre, voltandosi appena, stava  realizzando che un giovane bellissimo, vi stava seduto  sorridente..

- "Andiamo allora ?" - le chiese.

 Fece  un cenno di assenso. Avvertì  la carrozzina, che si spostava leggera.

La porta si chiuse alle loro spalle. Oltre il grande portone li attendeva  la strada. la gente.

-"Da questo momento"- le disse  -"per un tempo limitato, ti offrirò la possibilità di  leggere negli occhi di quanti incontrerai. Osservali... Diverranno un libro aperto,  tra le cui righe  troverai inattese verità. Non fermarti all'apparenza....!".

Furono finalmente sul marciapiede..

Un ragazzino la oltrepassò correndo,  strappandole un sorriso. Tentava di raggiungere il proprio cagnolino in fuga.  Tra i  numerosi passanti,  notò anche una donna. Aveva il viso triste.

Veniva in senso opposto. Incrociandola, non sarebbe stato difficile incontrare il suo sguardo. Avrebbe però  preferito non averlo fatto. Quanto vi lesse, parlava di lacrime.   Da poco tempo, aveva perduto il consorte.   Riusciva a sopravvivere solo rifugiandosi nel  suo ricordo.  Ne raccolse  disperazione,  smarrimento. Totale  indifferenza, nei confronti di quanto le stava intorno.. La percepiva calata in un baratro, dal quale non sarebbe facilmente riemersa.

Il vagito di un bimbo, stretto da braccia amorose di una  giovane  mamma, la distolse dal  profondo precedente turbamento.

Il suo mezzo di trasporto, spinto dal misterioso accompagnatore, sembrava aver messo le ali. Non avvertiva neppure i sobbarzi  delle ruote, quando transitavano sui tratti sconnessi del terreno. Non  mancavano che pochi metri, al raggiungimento della meta più ambita.    Avrebbe  finalmente potuto ammirare da vicino,  le fantasie floreali di abiti  che avevano rubato i  freschi colori dei quadri con ninfee  di Monet.

Raggiuntala, si soffermò estasiata. Nella contemplazione, smarrendosi, in tutto quanto di meraviglioso vi vedeva esposto, non evidenziò subito la donna sottile e bionda che le stava a fianco.  Fu solo quando lei si staccò dal vetro per andarsene, che ne notò il pallore.  Gli  occhi azzurri,  per primi fissarono i suoi... Quello che vi lesse la lasciò sconvolta. Per la dolce signora dai capelli d'oro, quella sarebbe stata...  l' ultima passeggiata...

Se ne stava andando, uccisa dal male incurabile che la stava divorando...Una nuova carrozzina, la incrociò...! La stava spingendo la mamma. Era  simile  alla sua. Solo più piccola. Doveva contenere un bimbo di circa dieci anni,  privato  dell'uso degli arti inferiori. Il piccolo,  osservava  i coetanei che potevano muoversi, correre, ma senza invidia, senza rancore verso una vita che era stata, nei suoi confronti,  tanto spietata ed ingiusta.

Affiancando Katia,  la guardò. Il visetto, era vivace, sereno... Lei   sollevò e agitò lievemente la mano....Il bimbo rimase immobile, ma senza staccare i propri occhi, senza  spegnere  quel suo dolcissimo infantile sorriso, lasciando la spettatrice sconvolta ad intuirne  l'immenso coraggio, la forza a cui attingeva, nel tentativo di non sentirsi diverso dagli altri bambini.

Forse era quello il messaggio che il suo accompagnatore voleva recepisse...! Aveva voluto farle comprendere, che non era la sola a soffrire..!.Esistevano altre   problematiche. Patologie  altrettanto devastanti, sovente mortali....

Avrebbe dovuto far tesoro, prendere esempio  dalla dignità che quei tre sconvolgenti casi umani, avevano dimostrato di possedere. Dalla stessa orgogliosa forza di quel ragazzino. Doveva imparare a guardarsi indietro, anzichè commiserarsi...! Avrebbe trovato ogni volta qualcuno, in condizioni  peggiori delle sue.

Si volse verso chi la guidava ed era rimasto ad osservare muto  il suo sgomento  -"Possiamo tornare....!" - gli disse. Con le lacrime che  bruciavano gli occhi, voleva allontanarsi anche da quel negozio. Questa volta, non piangeva per se stessa......

Lui non fiatò...Prese  il marciapiede a ritroso guidandola verso la palazzina di mattoni rossi. Presa dal doloroso  ricordo di quei tre volti, per i  drammi che stavano a loro volta vivendo, non si accorse neppure che l'ascensore, li stava già portando al   pianerottolo.. La porta sì aprì. Furono nuovamente all'interno, nel suo salotto..

- "Devo proprio andare, ora!" -  comunicò serio l'uomo - " Penso che questo tragitto ti sia servito. Tu abbia compreso..!>

-" Sì....e  ti ringrazio!" - mormorò Katia,  con la voce ancora rotta dall'emozione. -"Prima di andartene però,  puoi dirmi chi sei ?" -

-"Hai dato il mio nome alla tua carrozzina....!" - fu la risposta.  

 Le dedicò un ultimo  dolce sorriso. Misteriosamente, come era comparso, si dileguò.

 

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