Le bambole sono sempre state una delle mie grandi passioni. Le ho sempre adorate... Con loro sono cresciuta. Hanno sempre gelosamente trattenuto e custodito  i miei crucci, i miei piccoli e grandi dolori.  Di alcune, mi è rimasto un ricordo indelebile, dolcissimo..

Lorenzo non posso certo dimenticarlo, anche solo  per le dimensioni che aveva. Non capivo se ero io ad essere troppo piccina o  lui ad essere realmente troppo grande, tanto da avere  difficoltà a gestirlo, a giocarci. Ricordo il  suo camicino azzurro, la testa liscia, gli occhioni celesti e grandi, le articolazioni rigide, ma pieghevoli. Solo quando riuscivo a metterlo seduto, la situazione parzialmente si normalizzava. In quei momenti,  almeno, non mi sovrastava e non rischiavo di vedermelo piombare addosso. Il più delle volte, però, nel costringerlo ad assumere la posizione eretta, perdeva l'equilibrio. Veramente.., lo perdavamo in due...! Io pure.. finivo per terra...Non so chi me lo avesse regalato.  Sicuramente, non  mamma e neppure la zia, pienamente consapevoli delle mie piccole dimensioni di bimbetta di soli  tre anni.  Era ingombrante, ma lo amavo come si può amare un fratellino, un piccolo amico. Forse perchè, con il suo modo discreto di starsene sempre zitto ed immobile, non cercava di prevaricare, ostacolare quanto, la mia testolina,  già pretendeva di decidere e fargli fare. Lorenzo, mi fu accanto, per alcuni anni. Fintanto che non si ruppe con mio profondo dispiacere e tante lacrime.

Avrò avuto  forse cinque anni,  quando Santa Lucia, mi portò una bambola deliziosa. La letterina precedentemente spedita, scritta con cura, nella quale assicuravo che ero stata buona ed  ubbidiente , aveva ottenuto il risultato sperato. La trovai, il 13 dicembre, giorno del suo arrivo, ( all'epoca, ancora ci credevo...!), al centro del tavolo, nella sala, attorniata da dolciumi ed altri balocchi. Mi sembra di rivederla nella sua gonnellina scozzese, nella sua corta giacchina in finto pelo bianco, morbidissimo. Non ricordo che nome le avessi dato, ma i suoi capelli rossi, quel  delizioso cappellino in stoffa, sì.. Anch'essa mi fece compagnia  per diverso tempo. Ne seguirono altre di cui ricordo unicamente  gli strani nomi che affibbiai loro.  Nomi che oggi mi fanno sorridere, ma che, in quegli anni infantili, mi saranno sicuramente parsi carini.

Il tempo passò. Ero ormai  una ragazzina, quando, un pomeriggio, la zia mi propose di uscire con lei. Lo faceva spesso. Transitando per le vie del centro cittadino,  decise  di entrare all'Upim. Non ricordo cosa dovesse comperare. La lasciai andare avanti, mentre iniziavo a cercare e guardare le sole cose che potevano interessare  unicamente me. Quando tornò a riprendermi.., mi trovò in contemplazione, dinnanzi ad una bambolina con le treccine bionde ed  un simpatico grambiulino giallo su cui spiccava una vivace mela rossa.

Mi guardò sconsolata.... " Ancora guardi le bambole, Dadina? " - disse - " Avrai tra breve quindici anni..!".

Verissimo...! Mancavano pochi mesi al raggiungimento  di quel traguardo , ma avevo deciso che a quella tenera pupattola, non avrei rinunciato. La presi tra le mani. Era morbida.. Me la strinsi al cuore... Alla mia zietta, non  restò che acquistarla. Mi guardò intenerita, mentre uscivamo. Mi sorrise.

" Ora basta!" - mi apostrofò -  " Basta bambole...! Sei quasi una signorina. Questa è l'ultima...!"

In effetti lo fu..., ma fu anche il suo ultimo dono. Quello che restò per me il più importante.  Mi bastava stringerla al cuore, tra le lacrime, per rivederla in quel pomeriggio assolato e sereno. Rivedere il suo sorriso dolce. Risentire quel suo tenero rimprovero, immaginarla vicina, ancor presente, quando, dopo qualche mese morì.

 

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