Non potrò mai scordare quel Natale angoscioso! I tanti anni trascorsi, non ne hanno affievolito né mai ne affievoliranno la drammaticità, nel ricordo....! Papà, il giorno antecedente la vigilia, ebbe la sconvolgente rivelazione di avere un tumore all’intestino. La gravità con cui l’aveva aggredito, emersa dall’accertamento precedentemente eseguito, in seguito ad alcune allarmanti avvisaglie, richiedeva un intervento chirurgico immediato.

Dal suo volto, dal modo in cui me lo disse, compresi che era frastornato, sconvolto.

Nel suo buio ( perse completamente la vista in seguito a  inesorabile malattia ), il nuovo trauma gli era caduto addosso con una crudeltà, una violenza inaudita. Penso presentisse, in quei momenti, la fine ormai prossima.... Lo comprendevo dallo stato confusionale, dall’agitazione in cui versava, dal suo desiderio di posticipare il ricovero.

Avevo la struggente sensazione che cercasse di prendere tempo, di strappare ancora qualche giorno al destino, da trascorrere, come ogni domenica, ogni festività, insieme a me, alla mia famiglia. I medici si dichiararono contrari. Mi adoperai per convincerlo. Ci sarebbero stati altri momenti sereni da trascorrere insieme, nel ricupero degli anni perduti…Doveva solo cercare di star meglio... Guardandolo, però, avvertivo l’aghiacciante sensazione che qualcosa di terribile stava per accadere, che non ce ne sarebbero più stati altri… Qualcosa che ci trovava impreparati ed impotenti…, che mi avrebbe lasciato di lì a poco, solo una voce da ascoltare su un nastro con le lacrime agli occhi…, fogli densi di parole e note in cui continuare a cercarlo, quelle stesse delle sue composizioni musicali; vecchi pezzi di giornali con impressi articoli che lo gratificavano, le sue toccanti poesie… Fu operato lo stesso giorno della vigilia. Dissero che l’intervento era clinicamente riuscito. Il male, però, aveva già disseminato subdole metastasi, invisibili all’occhio stesso del chirurgo che lo aveva operato, nonostante l’apparatomia eseguitagli. Uscì dall’ospedale per rientrarvi la settimana successiva. Non si reggeva, non riusciva ormai più a mangiare. Un’emorragia cerebrale, diede il colpo di grazia. Si spense dopo pochi, ma interminabili giorni di agonia, lasciandomi uno struggente, dolce ricordo di quei suoi ultimi momenti di vita, preoccupato più per le mie notti insonni al suo capezzale, che della candela della stessa sua esistenza che si stava troppo rapidamente, inesorabilmente spegnendo.

                                                                                   

Papà, appassionato pianista sin dalla primissima infanzia, fu anche un sensibile poeta. Tra le sue poesie più commuoventi e belle, una mi è particolarmente cara…. La scrisse quando, dopo trent’anni, tornò a cercare i figli. In essa c’è il padre che ho perdonato e ricordo con profondo affetto.

La ripropongo...

Ciao papà..!   

                                                              

                                                                


 

Tornare  

Tornare
da quella lontananza
che pareva ormai,
non ponesse fine…
tornare
da quel presunto oblio
ognor costellato
di ricordi…
tornare
al gaudio di un amplesso
che solo amor di padre
tacito intende…
tornare
dopo un lungo silenzio
anelito di un sogno
di speranza…
tornare

perché lo ha imposto il cuore
proteso in una luce
giammai spenta…
tornare
perché la vita è amore
perché l’amore è vita.....

tornare…..

 

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