No.., non erano unicamente le belle amicizie che ero riuscita a crearmi intorno, a rendere così speciale Pinerolo. Era proprio la città ad avermi conquistata fino a farmi desiderare di non abbandonarla mai...! La mia città "regina", incoronata da possenti montagne, caratteristiche, romantiche colline. Sovente, mi ritrovo a chiedermi, se oggi riuscirei a vederla ancora così, nel caso fossi riuscita a restarvi. Erano forse solo i miei 28 anni , l'incanto al cospetto delle bellezze della natura, a rendermela insostituibile? L'eta' , la mia esuberanza, la solarita' , la voglia di normalita', serenita', l'amore verso le mie bambine, il tutto incluso in quel paesaggio, in quel contesto da fiaba, avranno certo influito. Mi avranno, a quei tempi, sicuramente condizionata, ma Pinerolo, rimarra' sempre per me unica, splendida, incantata... e lo sarebbe stata ulteriormente, se l'avessi sentita radicalmente parte del mio essere, della mia vita. Del resto.. perchè stupirsi ? Non era anche quanto sosteneva Edmondo De Amicis ? Di essa scrisse..: < Vista dall'alto, posta com'è all'imboccatura di due bellissime valli, ai piedi delle Alpi Cozie, davanti ad una pianura vastissima, seminata di centinaia di villaggi, che paiono isole bianche in un vasto mare verde ed immobile, è la città più bella del Piemonte >. In tanti anni di lontananza, non ho mai cessato di amarla. Mai mancato, appena possibile, di ritornarvi. Tornare per rivedere le case dove ho abitato. La deliziosa villetta di Via Vigone, con imposte in legno azzurro ed il giardino con altissimi pini che, in primavera, si riempiva di giunchiglie. Il grande cancello in legno che conduceva all'ingresso, tramite una dolce salita. Il tempo, ha lasciato inalterato il suo fascino. E' quasi se mi attendessi , transitando, fermandomi a contemplarla, di vedere all'improvviso sbucare tra il verde, o dietro i vetri, da una tendina scostata, Biancaneve, qualche bionda, alata fatina...Le bimbe, di quella casetta erano entusiaste...C'era sempre qualche gattino in transito, che le faceva andare in visibilio ma che faceva impazzire me, terrorizzata...Loro sapevano che avevo paura. Si divertivano, per questo, a portarmeli in casa, magari mentre ero intenta a cucinare. Repentinamente, mi trovavo il micetto tra i piedi ed il mio grido, la mia protesta era seguita da risa argentine. Una mamma che aveva paura di un gattino? Può succedere no ? Io ne ho sempre avuta..., e tanta...! Ma penso fossero più quei micetti ad intimorirsi e precipitosamente fuggire spaventati, dinnanzi alla mia immediata reazione, con grande disappunto delle mie piccole pesti..! Necessitando di un ambiente più consono, ampio, ci trasferimmo, in seguito, in un bel appartamento in via Cavalieri D'Italia. Niente più giardino, nè giunchiglie o micetti, ma ogni stanza, grande, spaziosa, aveva un balconcino. Pure la cameretta delle pupe ne era fornita. Sul pavimento, avevo disteso un grande tappeto con al centro la stampa di un simpatico pagliaccio. Era lì che trascorrevano, ore di gioco tranquillo. Quasi sempre, almeno...! Quello, era diventato il loro piccolo mondo. Un mondo fatto di minuscoli Puffi azzurri con la loro buffa casetta. Barbie da spogliare e rivestire, figurine che, ognuna, gelosamente eclissava agli occhi dell'altra, strizzandole in pacchettini stralegati, nascosti poi nei cassetti dei rispettivi comodini. A tratti, nel silenzio, le vocette, mutavano in gridi indispettiti. Comprendevo che si stavano azzuffando. Avevano litigato. In breve, una delle due, sopraggiungeva in lacrime...Dolci ricordi anche quelle scaramucce...! Trasferendoci in quel condominio, non conoscevo nessuno, ma ci pensò dopo pochi giorni Chicca a mettermi direttamente in contatto con la signora del piano di sotto...! Stava giocando, ai piedi del suo lettino sul tappeto. La lasciai lì, tranquilla, seguitando a fare quanto stavo ultimando. Ad un tratto, udii una voce di donna che mi parve giungere dalla strada. Stava parlando con la bimba? Sbirciai incuriosita, La bambina, sul balconcino, teneva tra le piccole mani, una minuscola pistola ad acqua, ormai mezza vuota, L'aveva spruzzata sulla chioma della signora di sotto, affacciata alla ringhiera del proprio. La sgridai. Mortificata chiesi scusa, ma lei sorrise...< E' una bambina! Lasci stare...>. Trovai, in quell'insolito modo, la prima persona amica del caseggiato. Qualche tempo dopo, venni a conoscenza che, in Pinerolo, si teneva, un corso di taglio e cucito. Era serale. Decisi di farlo. In breve mi appassionai ed imparai a confezionare abitini. Rigorosamente uguali...! Tanto, con quegli undici mesi di differenza, le mie piccole sembravano gemelle! La sera, dopo averle messe a nanna, mi mettevo alla macchina da cucire. Le cose che già, dopo quelle poche lezioni, riuscivo a creare erano deliziose. Per l'imminente carnevale, dopo essermi guardata intorno, in cerca di costumi adeguati, non trovando nulla che realmente mi appagasse, decisi di confezionarglieli personalmente. Sarebbero stati differenti da ogni altro. Avrei dato libero sfogo alla fantasia. L'idea piacque alle mie donnine. Le avrei trasformate in due delicate damine. Il sabato, mi recai al mercato in cerca di tagli di tessuto in velluto; pizzi, nastri che mi sarebbero serviti per assemblarli. Tagliai, cucii, lavorando la notte, fino a crollare esausta. Ne uscirono due vestitini originali a piccoli fiori, con alta cintura guarnita della stessa decorazione in sangallo, con cui avevo rifinito il collo. Per le mie bamboline, fu una festa; per me....., orgoglio. Erano usciti, magicamente, dalle mie mani e da tutto il mio amore di mamma. Li completai con due parrucche a boccoli, bianche. Quando le accompagnai, il pomeriggio di carnevale, nella piazza chiassosa e gremita, ( era forse il penultimo anno di permanenza nella mia magica città), tra tutti i bimbi mascherati, mi sembrarono le più carine ed originali. Scese dal cielo una grande mongolfiera. Si posizionò, tra lo stupore dei più piccini, al centro della piazza. Ne scese la maschera di Gianduia e, tra coriandoli, stelle filanti, dolcetti, furono ore di divertimento indimenticabile anche per me, che gioivo nel vederle contente. Chicca, era affascinata dai cavalli. A Pinerolo, rinomata in tutto il mondo per la Scuola di Cavalleria, non era difficile imbattersi in uno di quegli splendidi esemplari, mentre trottava sulla strada, fiancheggiando marciapiedi, per non essere di intralcio alle automobili. Un giorno ammirandone uno, esclamò - "Mamma, invece dei gattini, perchè non prendiamo un cavallo ?"- - " Tesoro.., dove potremmo tenerlo?" - Lei, senza scomporsi rispose.... -" Mamma, lo teniamo sul balcone !!!"- Dovetti spiegarle che i cavalli, non possono vivere sui balconi di un condominio. Hanno bisogno di ben altri spazi...Quando entrò il pianoforte in casa, parvero entusiaste all'idea di iniziare a studiarlo. Trovammo un bravo maestro per entrambe. Le lezioni ebbero inizio.. Mi dicevo....- " Chissà...! Magari sarà proprio una di loro ad imparare bene, diventare una brava pianista, a fare quanto, con grande delusione di mio padre, non ho voluto realizzare io..!" - Tutte e due, dimostravano facilità nell'apprendimento. In breve, però, Chicca, iniziò, trovandosi dinnanzi alla tastiera, a dare segni di insofferenza. Arrabbiandosi se l'esercizio, non riusciva al primo tentativo, perchè più complesso ed impegnativo dei precedenti.. Tra stizza, pianti e piccoli capricci, accettammo l'idea di farle sospendere le lezioni.. Astrid sembrava quella più calma, riflessiva, costante..., ma....! Un pomeriggio eravamo in casa. Io, come al solito, mi stavo occupando delle faccende domestiche. Lei, da qualche minuto, dietro mia insistenza, si era finalmente seduta al pianoforte. Non tardò, però, a raggiungermi.... - " Mamma.." - mi chiese con espressione grave.. -" A te piacerebbe avere una figlia che muore con le mani sul pianoforte ?" - Stentai a restare seria, dinnanzi a quella domanda che già avevo intuito dove volesse andare a parare. -" No, tesoro! Certo che no! " _ -" Ecco, vedi ? Allora smetto...!!!"- In quell'istante, anche per lei , si concluse il breve incontro con la musica. Pure quella seconda casa, è sempre inclusa nei miei frequenti pellegrinaggi. Un'abitazione densa di ricordi meravigliosi citati e non, ma anche di momenti tristi, difficili, come le continue bronchiti di Chiara. Interminabili al punto da trovarmi costretta a lanciare frequenti sos alle nonne che, a turno, dovendo io lavorare, ci raggiungevano per offrire una mano , il loro prezioso aiuto. Sei anni densi di ricordi dell'infanzia delle mie figlie, sullo sfondo di quei paesaggi da sogno che mi mancano e torno a ricercare con tenerezza, malcelato rimpianto. Perchè i bambini devono crescere tanto in fretta ?
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