Solo una settimana ancora ed è di nuovo Natale... Già vibra nell'aria, come una musica  ammantata di soffusa malinconia. La mente, si addentra  tra le nebbie del passato. Ricerca ancora emozioni capaci di riscaldarmi il cuore.  Desidero poterle stringere,  nel timore di vederle svanire  come fumo, Accarezzarle con l'anima, ridar loro vita.  Sembrano lontane anni luce, ma lievi, in parte ritornano e... mi rivedo bambina, allacciata alla mano della zia o della mamma il giorno della vigilia, tra il frettoloso marasma del centro cittadino. Rivedo la mia Cremona vestita a festa.... Agghindata con luci e colori. Splendida  "Signora"  in  sontuoso abito da sera,  pronta per  il grande, annuale evento. Tripudio di bagliori nei negozi,, abeti magicamente decorati da guardare, desiderare. Un "Babbo Natale", incrociato lungo il percorso,   mi allungava sorridente una caramella, mentre da lontano, giungeva il suono delle cornamuse.. Come  il canto delle sirene per Ulisse, quelle  erano per me richiamo. Mi offrivano un'immagine, tra le più belle e suggestive del Santo Natale.

Tiravo con forza la mano alla mia guida. Dovevo raggiungerle per poi  fermarmi  ad ascoltare estasiata, immobile, commossa. Suoni come preghiere si levavano verso un piccolo Gesù che, quella stessa notte, si sarebbe materializzato in differenti  presepi dai quali, quei  pastori, ,sembravano realmente essere sfuggiti. Nell'aria si spandeva invitante, un profumo che  conoscevo ed adoravo; quello delle caldarroste. Sì,  c'erano anche loro ad integrare  un paesaggio magico, quasi irreale, fiabesco se imbiancato! I venditori di  invitanti castagne     fumanti,  offerte in semplici coni di carta.  Non mancava neppure, qualche mendicante,  per cui facevo tenere sempre in serbo alcune monetine.  Erano i bimbi ad intenerirmi maggiormente; ad infondermi  tanta tristezza...! Mi ricordavano la piccola protagonista di una delle favole più belle di H.Cristian Andersen;  "La piccola fiammiferaia".

Rincasando, mi sentivo  nonostante tutto, fortunata e serena. Gli occhi ancor densi di sensazioni e luce. Nel cuore, le note di quei magici strumenti.

Non ricordo di aver mai visto preparare in famiglia, per l'occasione,  grandi pranzi!   Il nostro,  si manteneva nella norma, senza eccessi... Non ricordo neppure la gioia, che un bimbo può provare, nella preparazione del presepe. L'alberello però c'era. Lo faceva  mamma. Piccolo, con tante palline variopinte. Minuscole luci, che sembrava volessero ipnotizzarmi, ogni qualvolta mi soffermavo a contemplarle... Accanto, la mattina di Natale, vi trovavo sempre qualche dono, Una bambola, un libro...qualche dolcetto, caramelle...Quello più importante, all'epoca, comunque già lo possedevo...

La  mia famiglia, aveva ancora i componenti più importanti.  Mi sentivo  protetta...Pensare che qualcuno di loro presto sarebbe potuto venirmi  a mancare, era inaccettabile, assurdo. Si tende sempre a rifiutare quanto temiamo; quanto  tende a minare la nostra sicurezza...! Lo fa  in particolare l'anziano... Lo fa il bambino... altrettanto indifeso. Fragile foglia sospinta dal vento, che ancora  riesce a sorridere all'azzurro del cielo, perchè ignara  dell'imprevedibilità della vita, del destino.

Crescendo, diventando ragazzina, le festività, assunsero un'aria  decisamente più malinconica.. Cremona, restava sfolgorante. Continuavo ad adorare pastori e zampogne.  Le stesse però ora, mi riconducevano ad un altro ricordo... doloroso. La più salda e confortante, tra le mani  a cui  affidavo ed agganciavo la mia  piccina, solo qualche anno prima, era svanita.  Niente più bambole, sotto il piccolo albero..!  E' vero, ormai ero grande, ma le ho sempre adorate. Lei, zia, me le avrebbe comunque regalate... se avesse solo potuto!  Fosse rimasta in vita..!.

I libri, quando potevo, li comperavo ormai da sola. L'abete intristito, non venne più vestito a festa. La magìa del Natale si stava spegnendo, ma non la poesia che seguitava  comunque a trasmettermi...

Ho ripreso ad addobbarlo in seguito  per la gioia delle mie bimbe, con rinnovato entusiasmo. L'ho voluto  realizzare, fintanto che la malattia me lo ha concesso. Una volta ultimato, (con sempre maggior fatica...), mi fermavo orgogliosa a contemplare le piccole luci alternarsi,  ad intermittenza,  illuminando l'oscurità della stanza. Bagliori di serenità, e ... speranza si sprigionavano,  andando negli anni, lentamente scemando,

A spegnersi.... come quelle piccole, ormai deposte lampadine. Devo però continuare a lottare, simulando un sorriso, positività! Accanto ad una piccola capanna, ai piedi del Santo Bambino in resina,  depongo quest'anno maggiore stanchezza, altra sofferenza. In un angolo, seminascosto, un piccolo sogno...  Vorrei per un attimo, poter tornare a credere in un generoso Babbo Natale...!  Lo pregherei  di portarmi, nuovamente  doni. Importanti, immateriali,  indispensabi. Chiederei di farmi ritrovare quel "raggio" smarrito, rimasto unicamente impigliato nel nome che ho affidato al mio sito. Vorrei  poter avvertire   amicizia sincera ( tanto difficile da trovare!) umanità, conforto,, comprensione.  Vorrei un mondo migliore,  più buono ed onesto, senza più violenza, nè guerre, nè crudeltà, illuminato  da  pace e giustizia.

       

 

Con papà, mi sono rimasti  solo quattro Natali da ricordare.... Sono stati anche i suoi ultimi anni di vita. Era tornato con la convinzione che il tempo..." galantuomo", avesse cancellato precedenti  dolori e  rancori. 

Aveva sicuramente realizzato che, non vedente com'era, venendo a mancare la seconda moglie, sarebbe restato di lì a poco completamente solo. Penso sia stata prevalentemente quella la molla che lo spinse, quasi alla fine del suo percorso, a ricercare quell'ultima chance che gli avrebbe permesso di  sopravvivere... Solo per un motivo egoistico, suppongo sia tornato a ricordare quel passato del tutto rimosso...!  Nella parentesi obsoleta, aveva rinchiuso mamma, i  figli bambini.

Con il tempo ero riuscita a cancellarlo dal cuore, dagli stessi pensieri, Il suo ritorno fu decisamente traumatizzante, Mi trovai,  impreparata, a dover fare obbligatoriamente in seguito,  una  scelta che in tutta sincerità non sentivo.  La stessa, priva della spinta che l'amore verso un genitore  può offrire, si rivelò  oltremodo complessa. Ero un  fiume in piena fatto di rabbia, rifiuto. Mi sfilavano dinnanzi,  lunghissimi anni densi di  mortificazioni, sofferenze che ci aveva causato. L'arroganza e l'indifferenza con cui ci aveva trattato....

Pensavo alla mia vita, rimasta sospesa tra aspirazioni e realtà. Se si fosse comportato da padre, avrei potuto proseguire gli studi, non fermarmi unicamente al diploma magistrale, ottenuto peraltro senza il suo contributo. Avrei potuto guardare  al matrimonio con maggiore serenità senza il timore di commettere errori, cercando il vero amore, non unicamente un ragazzo serio, incapace di farmi altro male...!  Pensavo nel contempo, però, alla mamma! Dopo tutte le umilazioni che aveva subìto, lo avrebbe  perdonato; nuovamente accolto e seguito....! Era sublime. Non mi sentivo tanto generosa..! Non ero sicura che sarei riuscita ad eguagliarla...! Fu la prima però a volare in cielo, lasciandomi tra le dita quella... "patata bollente" che avrei voluto gettare lontana, non prendere neppure in considerazione.

Papà, aveva preso a portarmi tutto, di quel passato rinchiuso in vecchie fotografie, poesie, testi delle sue  musiche... Avevo la sensazione che mi stesse mettendo  tra le mani e  al sicuro, quanto avrebbe potuto in seguito  farlo aprezzare, ricordare. (    Bambino prodigio, a soli cinque anni  già accompagnava al pianoforte il canto degli alunni nelle scuole elementari. Presso il Conservatorio di Milano, giovanissimo, proseguì gli studi di pianoforte e composizione ). Penso fosse consapevole che di cose positive che potessero riguardarlo, potevo ricordarne ben poche!

 Io prendevo ed infilavo nell'armadio, senza neppure guardare....Solo una  solitaria sera,  estrassi una di quelle cartelle.. Ero alla spasmodica ricerca di risposte ai miei mille tormentati interrogativi. Avevo bisogno di qualcosa che potesse offrire una spiegazione logica, un senso, a quel gesto umanitario a cui avrei dovuto iniziare a pensare, ma non riuscivo a contemplare sentendolo lontano anni luce.   Era di cartone pesante  e scuro, chiusa da un elastico. Le dita sfiorarono un'etichetta con una scritta in breille, indecifrabile.

La aprii evidenziando un cospicuo numero di fogli. Ognuno era occupato da versi delle sue belle poesie. Tra gli stessi. scivolò  imprevedibilmente un cartoncino.  Era la foto della mia prima comunione. La sola che aveva conservata e tenuta nascosta. Avvolte in carta da pacco, alcune cassette. Ne aprii una, intenzionata ad ascoltarla. All'interno una dedica inaspettata...:" Ricordi musicali e alcune poesie per la mia Claudia ". Nella stessa, imprevedibilmente la sua voce, le note del pianoforte, quella mia di bambina che si cimentava in due  tenere, orecchiabili canzoni " Lettera a Pinocchio " e  "Spazzacamino".

Gli occhi si riempirono di lacrime.  Fu in quel momento che decisi! Al di là dei suoi ingiustificabili errori, di quei trent'anni di arrogante silenzio, era pur sempre mio padre.

Papà sbagliato, indegno, ma  pur sempre comunque la persona, che mamma aveva assolto prima di morire e avrebbe voluto ricondurre ai  figli. Consultai mio marito.  Approvava in pieno le mie intenzioni, deciso ad affiancarmi nel sorreggerlo. Più critico, fu il giudizio delle bambine.

Quando rimase solo, inizialmente tutti i giorni, poi tutti i fine settimana, tutte le festività di Natale e Pasqua, iniziò a trascorrerle a casa nostra. Entrava ed era radioso... Si sedeva a tavola; aveva un appetito formidabile. Ancora pensavo di essere in salute ed ero tutta la settimana in ufficio; il sabato e la domenica, però, amavo sbizzarrirmi in cucina. Con due buongustai come loro, cucinavo anche con soddisfazione. Sperimentavo ogni volta, ricette nuove, dolci sempre diversi. Lui mi ripeteva....: " Essere a casa tua..., è meglio che andare al ristorante..!".

" Papà..." - a volte al suo arrivo gli dicevo - " Oggi ho cucinato un piatto particolare, non so se potrà piacerti..!"

Assaporava.... " Tu non sbagli mai...!"  era la risposta entusiasta..

Il Natale per lui, con noi, era realmente una vera festa. Non so come lo avesse trascorso nei precedenti! Suppongo meno serenamente, visto l'entusiasmo che ostentava appena varcava la  mia soglia ...!

Natali sereni in cui trovavamo il tempo anche di portarlo a fare due passi, prima di rientrare per la cena.. Natali di pace...

Il quinto anno ( dopo il suo ritorno ), proprio il giorno della vigilia, fu operato di un  brutto tumore all'intestino. Avrebbe voluto attendere dopo le feste. Non voleva entrare in ospedale. La situazione preoccupante, spinse i medici ad intervenire con urgenza...

Morì poco dopo quelle festività, che avrebbe tanto desiderato   trascorrere ancora con noi e si rivelarono quell'anno drammatiche, estremamente tristi.

 

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