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Se la nonna, era per me immagine grandiosa di incondizionato sacrificio, serena sofferenza, dedizione, mamma non possedeva la sua stessa forza. Navigava perennemente in acque rese torbide dalla tristezza. Rinchiusa in quella prigione di sconforto, non riusciva a comprendere appieno, che il peso di questo infelice contesto, si ripercuoteva inesorabilmente sull'esistenza dei pur adorati figli. Io, vedendola soffrire, stavo male! Lui, papà, aveva cinicamente fatto le sue scelte.. Le mie preghiere per abbatterne l'arroganza, l'intervento della zia, non raggiunsero, all'epoca, alcun risultato. Avrei voluto vedere mamma, determinata, combattiva. Mi aspettavo si chinasse a raccogliere i cocci di tanto devastante fallimento, per cercare di ricostruire, insieme a noi, per noi, un nuovo percorso. Sarebbe stato minato e difficile, denso di spine, difficoltà ( come in effetti fu. Ne ero consapevole...!). L''avremmo però superato meglio, affrontando la situazione con il necessario coraggio. Non ne trovò mai la forza.. La mia oasi di serenità, la ricercavo allora, pochi metri più in là, dove sapevo di poterla ottenere. Mi bastava varcare la porta, otrepassare il piccolo pianerottolo ed entrare in quella di fronte, per ritrovare un angelo sorridente, rassicurante. Stava già tanto male, zia..! Non mi offrì mai un motivo per potermene accorgere. Lì, era concentrato il mio mondo. Sistemandola in salotto, mi aveva comperata una scrivania con una bella libreria. I ripiani, lentamente, iniziarono ad addensarsi, a contenere diversi libri. I migliori nella narrativa per l'infanzia, l' adolescenza. Tra le immancabili favole dei fratelli Grimm, di Hans Cristian Handersen, trovarono posto anche volumi di Luisa May Alcott, dal suo primo immane successo,< Piccole Donne > e < Il piccolo principe> ( Le petit prince ) di Antoine de Saint Exupéry, pubblicato la prima volta il 6 a,prile del 1943. La Bibbia in immagini, che adoravo e si sviluppava in diversi volumi, stava in bella vista, sul ripiano centrale, accanto a " I promessi Sposi" del Manzoni e al De Amicis con il suo struggente, strappalacrime " Cuore". Sapeva quanto amassi leggere. Desiderava quindi coltivassi anche questa positiva passione. Un pomeriggio di giugno, rientrò dall'ufficio con un nuovo volumetto. Se ben ricordo, aveva una copertina azzurra con un'immagine al centro, di cui non rammento il soggetto. Me lo porse. " Dada" - mi disse -"leggilo....Devi essere sempre come lei. Prendila come esempio...!". Ne evidenziai il titolo. " Cil.... Storia vera di una bambina buona ". Compresi... Era un altro dei suoi silenziosi, eloquenti, educativi messaggi. Avrei dovuto restare, quella che penso di essere sempre stata. Compresi sin dall'inizio della lettura , non senza commozione che era una storia triste e meravigliosa, intessuta di un coraggio sublime. Quella di una bambina gravemente ammalata che usava la propria sofferenza per trasmettere forza a quanti, teneramente, la circondavano ed assistevano. Per ogni cosa che non riusciva più a fare, trovava un sorriso e quella coraggiosa frase..... < Tanto meglio così...!.>. Rilessi più volte quelle pagine cercando di immedesimarmi, comprendere quanto quell' immenso e pur piccolo cuore di bimba, stesse al contrario soffrendo. Quando le giornate si facevano soleggiate e calde, lasciavo la scrivania. Mi sedevo a leggere per terra, sulla stretta lastra di marmo della porta - finestra che immetteva sul lungo balcone adorno di felci, vasi di piccolo garofani rosa, gerani scarlatti. Immersa nella natura, mi sentivo in paradiso. La concentrazione, nei confronti del libro, era solo interrotta, di tanto in tanto, dal frusciare delle foglie che occhieggiavano dagli alti alberi fiancheggianti la strada. Zia, dall'interno, mi guardava orgogliosa, intenerita. Spiava la mia emozione, quella lacrima che vedeva a tratti sfuggirmi. Comprendeva.... Era Cil, a farmi compagnìa in quel momento! Scaturiva dal volume con tutta la sua forza, entrandomi nel cuore, lasciandomi a bere, ad assimilare quella frase che, involontariamente, iniziai mentalmente ad utilizzare nelle circostanze più disparate. Quando il mio angelo volò via, mi trovai a lottare contro ogni genere di difficoltà. Non potevo più studiare. Quella borsa di studio vinta, fu manna, scesa al momento opportuno dal cielo. < Tanto meglio così! >, mi dicevo. Avrei potuto proseguire e diplomarmi, senza intaccare l' orgoglio che non mi avrebbe mai portato ad accettare l'aiuto economico delle mie pur fantastiche, generose compagne di scuola, delle loro altrettanto speciali famiglie, delle stesse sublimi suore. Comperarmi quello che si permettevano le altre ragazzine e comunque non invidiavo, era praticamente impossibile. < Tanto meglio così!>, mi dicevo....< un giorno forse potrò averlo anche migliore....!> Di tanto in tanto, accadeva che riuscissi a permettermi qualcosa che mi era necessario. Quello che acquistavo, aveva sempre importi ridottissimi, preoccupata ed attenta a non influire sullo scarso bilancio familiare. Solo quel poco, però, per me era tantissimo! Mi rendeva felice. Di una felicità profonda...fatta di nulla. Il < Tanto meglio così! > lo utilizzavo anche nei confronti delle persone. In quella che è sempre stata la mia eccessiva sensibità, non ho mai avuto difficoltà ad avvertire a pelle, gli individui sbagliati. Le falsità celate dietro sorrisi ipocriti, parole vuote... Al cospetto di questo genere di gente, ho sempre preferito defilarmi. < Tanto meglio così..... Meglio tenerla lontana.>. mi dicevo e dico , quando mi accade di incontrarne...! La falsità sovente va a braccetto con l'ignoranza, l'invidia, la stupidità, la demotivata arroganza....! Con tutto quanto personalmente aborro!! Dolce Cil..., tu riuscivi a dirlo in particolar modo nei momenti più pesanti, nella tua grave malattia.....! Per quella che è la mia, mi riesce così difficile, piccolo angelo..!!!! No... non sto pensando a me.... ma a quanto avrei voluto e non posso più fare per gli altri! Per la mia famiglia... < Tanto meglio così! > certo... Meglio mi sia ammalata io, piuttosto che una delle persone che amo...! Non posso dirlo, però, se penso che la mia disabilità incide enormemente sulla loro esistenza. Su quella, in particolare, di mio marito, che resta costantemente al mio fianco per curarmi, sorreggermi, rinnovarmi quotidianamente l'amore profondo, immutato che mi porta..! Non ho potuto dirlo quando zia è morta...! Con lei avevo perduto tutto. Chiesi allo zio, che mi fossero restituiti almeno i libri che lei mi aveva comperati.. Non me li rese più, incluso quello di Cil, che tanto amavo! Soffrii molto, in quel frangente...! Togliendomi quanto mi aveva regalato, fu come se la mia zia, mi fosse stata strappata per la seconda volta.
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