Quando la zia morì, avevo iniziato da poco le scuola magistrale presso l'istituto religioso privato  a cui aveva desiderato mi iscrivessi. Oltre al grande dolore, quindi, mi si aggiunse la prospettiva  certa che, mancandomi quel suo concreto sostegno, avrei dovuto abbandonare gli studi. Non potevo più sostenere la spesa della retta. Mio padre, all'epoca, aveva tutt'altro per la testa che occuparsi dell'educazione e degli studi di sua figlia. Non lo vedevo più da tempo. Quelle sporadiche volte che mi capitava  di incontrarlo, cambiava marciapiede... Evidentemente, temeva di dover affrontare quella realtà che rappresentavo e tentava in ogni modo di insabbiare. L'innegabile testimonianza, il frutto  tangibile del suo precedente matrimonio.  Quello che era costretto a passarci per mantenimento, unito alla pensione della nonna, bastava a malapena a tirare a fine mese.

Negli occhi, nel cuore, il pensiero della zia non voleva darmi quiete..! La immaginavo  immersa nell'azzurro del cielo a cui era ritornata. Impotente...! Scioccata quale ero, la  notte della sua scomparsa, la vidi entrare in sogno, nella mia cameretta. Aveva un lungo abito bianco. Si avvicinò al letto. Sedendosi sul bordo, rimase a lungo a  guardarmi intensamente, senza una parola. Mestamente, poi si alzò, si allontanò... Non so se fu il mio strazio alimentato da quel suo ultimo grido invocante la vita, a volerla materializzare ancora per pochi istanti.....!Non so se sia stato quello, solo il suo triste addio. Una muta richiesta di perdono, per avermi lasciata prematuramente, quando avevo forse più bisogno di lei, del suo amore, delle parole, del suo aiuto......

Quanto però dovetti comprendere, fu che da quell'angoscioso, terrificante momento, non avrei ormai, più potuto ridestarmi.  Con l'ultimo respiro del mio angelo, la vita, pareva essersi fermata. Con essa, stava svanendo anche l'ultimo suo desiderio e mio sogno; quello di poter completare gli studi. Quando si è poco più che bambine, è spaventosamente difficile raccogliere i frammenti della propria giovane esistenza, cercando di capire come si sarebbe potuto rimetterne insieme i cocci. Ed io, mi trovavo a dover rimettere insieme i pezzi della mia anima spaccata...!  I brandelli di un avvenire che, come castello di sabbia malfermo, mi stava  crollando addosso.

 

" Dada, dobbiamo pensare a quanto vorrai fare quando finirai le magistrali...!"

" Zia..., vorrei riprendere danza classica ed iscrivermi al Magistero..!"

 Lei..sorrideva consenziente. Mi avrebbe fatto  riprendere quella che era la  mia più grande passione...! Una passione su cui avevo teneramente ricamato un futuro fatto di teatri, tutù, scarpette di raso stringate,memorabili saggi sulle punte...

Confusa, addolorata decisi di non frequentare più. Avrei dovuto adeguarmi alla mia triste realtà..! Iniziai a pensare di trovarmi subito un lavoro. Ma anche per quello, subentravano problemi... Ero troppo giovane... Chi avrebbe potuto assumermi?

Un giorno in cui, assalita dallo sconforto, stavo nuovamente rimurginando su quanto avrei dovuto cercare di affrontare, squillò il telefono. Ricordo che mi commossi, sentendo la voce della Madre Superiora. Non conoscevo il motivo per il quale mi avesse chiamata, ma le ero tanto affezionata e fui felice di sentirla...

La sua domanda fu diretta. Esplicita.., mi chiese perchè, repentinamente, non mi ero più presentata alle lezioni.

" Domani.." - mi disse - " Ti aspettiamo a scuola. Vogliamo che tu torni. Le tue compagne ti aspettano....!".

Fu con il pianto che bruciava occhi e cuore, che uscì la mia risposta. Mi mancavano le mie amiche, ma.... non avrei potuto tornare...

" No, Madre, mi perdoni..! Non potrei permettermi di pagare la retta...!"

"Devi tornare, Claudia..! Sei brava. Non vogliamo tu smetta. Le tue compagne, hanno deciso  si dividersi  la tua quota!"

Ascoltai allibita. Le mie compagne....?No, non avrei accettato un simile, immenso gesto di solidarietà da parte loro. Se lo avessi fatto, guardandole negli occhi, mi sarei sentita eternamente a disagio, sommersa da un debito di riconoscenza mista a mortificazione e sofferenza, che non mi sarebbe bastata l'intera esistenza per estinguere.                                                                                                            

" No, madre. Sono loro grata, ma questo non lo voglio..! Riprenderò..., ma ad una sola condizione. Quella di trovare il modo di  potermi pagare personalmente gli studi..!".

" Va bene!" - fu la risposta - " intanto torna..!".

La Madre Superiora aveva compreso che, per orgoglio, diversamente non avrei ceduto ed accettato la sua proposta..., mentre io, mi stavo rendendo conto di non essere sola. Intorno a me si stavano stringendo tante ragazze, famiglie complici e generose, le mie suore, le  insegnanti, in un abbraccio denso di calore, di affetto. Pura, umana solidarietà.

E fu di lì a poco, dopo aver fatto ritorno al mio Istituto, alle lezioni, che si presentò l'occasione che attendevo.  Uscì il  Concorso "Veritas". La lingua italiana, è sempre stata il mio cavallo di battaglia. Era richiesto proprio un componimento, per potervi partecipare. Decisi di concorrere. Se ne fossi uscita positivamente, avrei potuto far fronte a quegli anni di studi con tranquillità. Diplomarmi, diventare maestra.

Ci riuscii. Lo vinsi. Il futuro, iniziò a riprendere il colore tenero della speranza. Vicino alle suore, alle mie compagne, sarei riuscita a tamponare il nuovo dramma della mia vita. La zia..., sarebbe stata fiera della sua nipotina...!

E per quella scuola, sul suo giornale , scrissi  anche il mio primo... " articolo"...

Quando la ultimai, iniziai a percorrere la mia strada. Tornai alcune volte, i primi tempi,  a salutare le mie suore, ma poi gli impegni, il lavoro mi assorbirono..

Anche gli anni sono trascorsi implacabili, portandosi dietro il passato, cancellando nomi e persone, ma nel cuore, mi è rimasto indelebile il ricordo del  grande gesto di umanità di quelle religiose, delle mie meravigliose compagne di scuola. A tutte, oggi, vorrei dire ... GRAZIE...! Un grazie commosso, denso di riconoscenza ed immutato affetto.

Se gli angeli esistono, per me, per la ragazzina  confusa e sconvolta che ero, in quegli anni, hanno preso il volto di quelle giovanissime  amiche, di quelle materne e sensibili  monache.

 

 

   

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